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Il valore delle passioni in Twin Peaks


Cercheremo di mettere in luce come nel serial lynchiano vengano costruiti uno stile tensivo della narrazione, una notevole intensità passionale, una doppia modalità passionale di lettura. In pratica, avanzeremo l’ipotesi per cui in Twin Peaks il principio organizzatore, che assoggetta tutte le altri componenti, è costituito dalle passioni. O meglio, vi è una sorta di regia passionale, nel senso che le passioni si reggono e vengono amministrate dal fare cognitivo dell’enunciazione (dislocazioni di molteplici punti di vista, installazione di osservatori, eccetera). Inoltre, l’interposizione e l’incassamento dei generi provocano un gioco denso (intensità) e contrastivo (tensività) di attivazioni e disinneschi delle passioni di genere. Tale gioco dà luogo ad un tessuto di passioni enunciazionali; innanzi tutto passione dei generi, del loro riconoscimento, del loro dissolvimento, quindi passione del sovvertimento della norma e della continua possibilità di una sua riaffermazione. In definitiva vi è l’emergenza di un racconto dell’enunciazione, dove lo spettatore si ritrova ad essere un attore-giocatore o un attore-giocato.
Accanto a questo sostanziale sdoppiamento di livelli isotopici e di collocazione dello spettatore, interagisce con il doppio posizionamento del passionale (passioni enunciate e enunciazionali) la predominanza delle procedure di paternizzazione. Rispetto alla distinzione possibile tra rappresentazioni di passioni culturalizzate e depositate in una sorta di lessico o enciclopedia, e produzione di effetti passionali locali specifici dovuti alle procedure di messa in discorso del materiale narrativo, si può affermare che Twin Peaks metta in risalto queste ultime attraverso continue riconfigurazioni delle passioni rappresentate. Sono passioni che non si impediscono di essere eccessive, ma appunto quest’effetto di dismisura è frequentemente ottenuto non tanto tramite la denominazione o l’identificazione di una passione socialmente riconosciuta come ec-cessiva, bensì tramite procedure discorsive specifiche di accentuazione. In effetti Twin Peaks si serve di ruoli paternici sedimentati nella cultura, installati nel discorso come stereotipi, ma li dissemina provocatoriamente e ne calca i tratti fino al parossismo. La stessa identità attoriale dei personaggi si dissolve nell’assunzione di ruoli paternici stridenti tra loro o nella compresenza di ruoli tematici e cognitivi incompossibili.
L’insistenza sulle procedure di paternizzazione indica come Twin Peaks:
a. non si accontenti della sensibilizzazione culturalizzata di catene modali (e più genericamente di eventi drammatici, di passioni altrui, eccetera), volendola potenziare a livello di sintassi discorsiva;
b. giunga a ritrattare tale sensibilizzazione deformandola, sovvertendola.
Con queste prime ricognizioni teoriche, probabilmente un po’ostiche, abbiamo già adombrato l’assenza di ripetizioni, di “tempi morti”, di crolli d’intensità, e ci siamo dotati di una mappa sulla quale seguire le strategie estetiche e le dinamiche passionali nel loro ottenimento di un equilibrio dissonante ed efficace che caratterizza la novità e la riuscita complessiva di Twin Peaks. Da ultimo vale la pena fornire al lettore numerazione e titolazione delle puntate, in modo che risultino più chiari i riferimenti lungo l’analisi al testo (in corsivo abbiamo segnalato le puntate dirette da David Lynch).

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