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La dimensione del segreto


La dimensione del segreto è fondamentale nell’economia complessiva di Twin Peaks, sia a livello di costruzione dell’intrigo, sia a livello di strategia discorsiva (regime intersoggettivo, rapporto tra osservatore e informatore). Come abbiamo già detto più volte, uno degli inviti testuali forti installati dal testo riguarda la ricerca cognitiva, espressa tematicamente in termini di investigazione. Per le prime sedici puntate una domanda si mantiene al centro dell’attenzione (chi ha ucciso Laura Palmer?); ma, se da un lato essa rimane un punto di convergenza (la posta finale), vi è dall’altro un movimento centrifugo, un allargarsi del segreto e l’emergenza di segreti paralleli. Quasi fosse un trompe l’oeil, quanto più l’investigazione ottiene informazioni che sembrano avvicinarci alla risoluzione, tanto più il segreto si approfondisce e la soluzione si allontana. La mancanza di sapere è paternizzata ulteriormente da installazioni proiettive su personaggi che, per ragioni diverse (personali e/o professionali), devono trovare la verità.
Abbiamo già notato come l’investigazione non sia processualmente lineare, come da un segreto “accentratore” si passi ad un decentramento centrifugo (che investe la maggior parte dei cittadini di Twin Peaks, il passato di Cooper, i segreti di stato, eccetera). Tale espansione si esplica, poi, nella presenza straniante dell’occulto, cioè del segreto celato e dissimulato (1’essere del non apparire). La dinamizzazione del segreto investe la posizione dello spettatore, rendendola instabile. Lo spettatore si ritrova infatti sottoposto a valutazione epistemiche sulle informazioni tra loro stridenti. In quanto informazioni fornite dal testo, egli è costretto a doverle “ammettere” (poter essere) e a tentare di cumularle in qualche modo con il sapere diegetico precedente. Ma in quanto gli informatori paiono costruire ora un mistero insolubile, ora un continuo aprirsi di un doppio fondo occulto degli oggetti e dei soggetti, la possibilità della costruzione di un’uniformità di credenza è sempre messa in dubbio, ed anzi essa viene incrinata in maniera inarrestabile quanto imprevedibile. Questi scossoni violenti alla credenza dello spettatore, queste parziali inconciliabilità degli informatori, che determinano locali effetti di derealizzazione, possono essere anche letti come progressiva sovversione o gioco altalenante di generi

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