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L'Etna negli scritti di Ciampoli

Se in molti casi lo sfondo è quello dei luoghi rupestri della nativa Marsica, alcuni scritti tra Ottocento e Novecento fissano l'immagine dell'Etna. E' il caso di Ricordanze, i racconti Da Monte Nero. Sull'ultima eruzione dell'Etna e Sul monte del fuoco; o ancora al saggio Pro Sicilia. Emilio Zola.

In Da Monte Nero, Ciampoli descrive il vulcano in eruzione, e contribuisce con esso al numero unico di Fata Morgana (1895), Pei danneggiati del terremoto in Calabria e Sicilia. Il fascicolo è realizzato grazie all'impegno di parecchi artisti (Verdi, D'Annunzio, Pascoli, Verga, Pirandello. Nel suo contributo, Ciampoli descrive enfaticamente le emozioni da cui è turbato al cospetto dell'Etna.
Il connubio tra bellezza e orrore diventerà poi oggetto privilegiato dei suoi studi. In Diana, ad esempio, i personaggi agiscono sulla scena di un ammasso rupestre in quella simbiosi di orrido e sublime che Kant descrive nella Critica del giudizio; una natura insieme attraente e spaventosa.

In Sul monte del fuoco, Ciampoli racconta l'ascensione all'Etna, partendo da Catania in carrozza. Ciampoli passa da luoghi reali a una dimensione immaginaria, disancorata dalle coordinate storiche, avulsa dall'esperienza oggettiva. L'ascensione diventa così incontro perturbante con l'alterità.
Il protagonista-narratore e il compagno di viaggio ammirano, a distanza ravvicinata, il fiume di lava.

In un vivace contrappunto di effetti cromatici, il racconto presenta così un versante della Sicilia dove è possibile veder l'inferno per la via del paradiso, dove le esalazioni sulfuree si confondono con il profumo della zagara, e il paesaggio è simbiosi di dolcezza e asprezza.

Lo spettacolo di un'eruzione vulcanica è presente anche nel saggio Pro Sicilia. Emilio Zola, testo del discorso commemorativo pronunciato a Chieti nel 1902, un mese dopo la morte del caposcuola del naturalismo. Si ripresenta qui la figura del mostro sdegnato, l'Etna che con le sue colate uccide e devasta, trasformando la regione più lieta e fiorente della Sicilia in un deserto di pietra lavica.

L'aspetto arido e desolato dei pendii richiama metaforicamente il senso di vuoto che incombe sulla casa dello scrittore parigino. Dall'impatto con il paesaggio scaturiscono i momenti più felici: descrizioni in cui si coglie una predilezione per le ore del tardo pomeriggio e del tramonto.

Tratto da INTRODUZIONE A DOMENICO CIAMPOLI di Domenico Valenza
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