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Atti linguistici indiretti e classificazione degli atti in Austin e Searle


Searle analizza un problema che sembra essere un controesempio alla teoria austiniana della forza illocutoria. Domande come “sai che ora sono?” non richiedono una risposta diretta alla domanda. Se rispondo sì non rispondo appropriatamente. Per Searle tali domande sono atti linguistici indiretti e comportano una forza indiretta. Esse forniscono una condizione preparatoria per poter svolgere un’azione. Prima di dire l’ora occorre saperla. Senza chiedere direttamente di svolgere l’azione, gli atti linguistici indiretti suggeriscono implicitamente e indirettamente.

Austin aveva proposto una classificazione basata sui performativi espliciti, cioè sui verbi alla prima persona singolare. Searle propone una diversa classificazione e rifiuta il tentativo di Austin in quanto troppo intuitivo e privo di un criterio ordinatore. Un esempio di criterio ordinatore è la direzione di adattamento: occorre distinguere se un atto richiede di adattare il mondo al linguaggio, come un comando, o richiede che il linguaggio si adatti al mondo, come una descrizione.

Discutendo i criteri per la classificazione, Searle ha distinto tra due tipi di regole che governano gli atti linguistici: le regole costitutive, che definiscono il tipo di gioco che si sta giocando (le regole degli scacchi), le regole regolative, che suggeriscono come comportarsi (come impostare e sviluppare strategie di una partita). Tale distinzione riproduce quella tra colpi a vuoto e abusi.

Tratto da INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA DEL LINGUAGGIO di Domenico Valenza
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