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Alfabeto teorico in pedagogia: il gioco degli scacchi


Per approfondire l’analisi dell’alfabeto teorico in pedagogia ci avvaliamo della metafora del gioco degli scacchi.  
Le pedine, nella nostra metafora, rappresentano gli oggetti, ossia i processi formativi relativi ai differenti soggetti della formazione (differenti per genere uomo-donna, lingua, cultura, etnia, forme di intelligenza, stili di apprendimento), alla molteplicità dei tempi della formazione (dal momento che la vita è un continuo processo di apprendimento e formazione, tanto che si dice che per vivere occorre <<imparare a vivere>>, l'apprendimento e la formazione si propongono come processi di modificazione del comportamento, di ristrutturazione delle proprie mappe cognitive, e questo processo di cambiamento attraversa tutte le fasi della vita dall'infanzia alla giovinezza, dall'età adulta alla vecchiaia.  
In tale prospettiva la formazione offre continue opportunità e svariate occasioni a tutte le fasi
d'età.), alla pluralità dei luoghi (famiglia: che è il luogo della socializzazione primaria, dei primi apprendimenti, dell'avio e del sostegno per la costruzione della propria identità; la scuola: che è l'ambiente specifico per avviare quel processo di insegnamento-apprendimento, è il luogo anche dove è possibile trasformare il pensiero empirico a pensiero riflessivo, dalla conoscenza spontanea a conoscenza scientifica, dal sapere contestuale al sapere testuale; le istituzioni extrascolastiche: tipo ludoteche, teatri, palestre biblioteche, campi gioco, associazioni ludo-ricreative, tutte quante ognuno nel proprio ambito rappresentano un'istituzione formativa per il singolo e per l'intera collettività;) e infine il sistema dei media culturali (cinema, televisione, radio, telefono, computer, questi mezzi contraddistinguono la nuova società da quelle precedenti, essi inoltre riescono a veicolare non solo l'informazione ma anche la conoscenza mettendo in relazione spesso oggetti situazioni e saperi lontani riuscendo ad accorciare la distanza fisica che intercorre per es. tra la situazione politica in America e quella in Italia, cioè grazie a questi mezzi è possibile sapere in tempo reale ciò che succede dall'altra parte del mondo, come quando e perché, e così via).
 
Gli alfieri, rappresentano invece, la pluralità dei linguaggi con cui la pedagogia legge e interpreta la complessità dei fatti educativi. La molteplicità dei linguaggi in pedagogia si spiega perché la riflessione pedagogica si basa ora sul piano teorico ora sul piano pratico.  
I diversi linguaggi sono:
– linguaggio analitico-descrittivo: si tratta di un linguaggio di tipo esplicativo, volto a fornire chiarificazioni sulla specificità del soggetto della formazione, sulla sua struttura biologica, sugli stadi del suo sviluppo mentale, sui condizionamenti di natura sociale e culturale che influenzano e determinano la sua identità. Il linguaggio analitico-descrittivo permette di mettere a punto un sistema di documentazione sui fattori di rischio e sulle opportunità presenti nei contesti di vita dove si realizzano i processi di formazione.
– Il linguaggio narrativo: è un linguaggio interpretativo, attento alla ricostruzione dei processi di apprendimento dei soggetti in formazione.
– Il linguaggio retorico-persuasivo: è un linguaggio relativo ai fini e ai valori. È oltretutto argomentativo che mira a negoziare le diverse teorizzazioni per raccogliere consensi.
– Linguaggio della quotidianità e del senso comune: si tratta di un linguaggio che vede la compresenza di elementi scientifici o filosofici con elementi frasi e concetti del senso comune.
– Linguaggio dell’analogia e della metafora: è un linguaggio che si caratterizza per l'utilizzo di frasi o concetti simili o ambigui che intendono specifici significati.
 
Le torri, rappresentano la logica ermeneutica. Esse sono l’espressione del punto di vista della pedagogia, il “luogo di avvistamento” dal quale guardare il mondo con un “cristallino” pedagogico. La procedura logica della pedagogia è costruita sul triangolo teoria-prassi-teoria. La teoria, nella sua dimensione critico costituisce la condizione prima della pedagogia, la prassi è controllo analitico e metodologico. Essa è però anche intervento trasformativo. La teoria, dopo aver attraversato la prassi, torna su se stessa per elaborare modelli più maturi e comprensivi, per riorientare il proprio percorso, per costruire nuove ipotesi a un livello di ulteriore teoreticità. Non si tratta, tuttavia, di un processo lineare e cumulativo. Un processo carico delle contraddizioni della storia sociale e culturale, così come dell' esperienza educativa: soggetto, quindi, a possibili deviazioni e continue ristrutturazioni.
 
I cavalli, nel gioco degli scacchi, si muovono a <<salti>> e, nella nostra metafora, rappresentano il modello investigativo, cioè il metodo della <<ricerca>>:una ricerca che gode della massima libertà esplorativa. La complessità dell'ambito di riflessione teorica e di investigazione pratica, nonché la pluralità dei linguaggi e delle logiche descrittive e interpretative comportano, per la pedagogia, una pluralità di settori di ricerca: storia, teorica, sperimentale, clinica, comparata.
– La ricerca storica si occupa delle trasformazioni e delle evoluzioni della ricerca pedagogica, delle istituzioni della formazione, delle idee di educazione, istruzione, scuola elaborate nel corso dei secoli;
– La ricerca teorica analizza il discorso formale, cioè la strutturazione e l'assetto della pedagogia;
– La ricerca sperimentale si occupa dell'osservazione - verifica dei fatti educativi (la messa appunto di prove oggettive di misurazione e valutazione degli apprendimenti, la sperimentazione di metodologie d'insegnamento individualizzato e in gruppo;
– La ricerca comparata pone a confronto modelli diversificati di organizzazione pedagogica, ognuno con la propria specificità territoriale e nazionale, al fine di sollecitare revisioni;
– La ricerca clinica, infine, allarga l'analisi ai vissuti emotivo-affettivi, ai processi di socializzazione, alla modalità degli scambi interpersonali, che condizionano profondamente le dinamiche dell'apprendimento, in altre parole questa ricerca si propone di tradurre in ambito pedagogico dimensioni sommerse che contrassegnano i processi insegnamento – apprendimento.
 
La regina, nel gioco degli scacchi è il pezzo che può agire a tutto campo, e nella nostra metafora impersonifica il principio euristico: la capacità cioè di ipotizzare soluzioni inedite e impreviste relative all'equazione dialettica teoria-prassi.
 
Il re, infine rappresenta il paradigma della legittimazione. Il re è la posta in gioco della partita, il re si mostra come luogo di sintesi.
In questa metaforica partita a scacchi l'avversario da combattere è la pedagogia dogmatica. E' la pedagogia chiusa nella difesa delle proprie verità assolute. E' una pedagogia che non ricerca e non chiede il confronto con i suoi oggetti i processi formativi.
 

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