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Macbetto di Giovanni Testori


Testori compone una trilogia drammatica, basata sulla rielaborazione di tre opere shakespeariane: Ambleto, Macbetto e Edipus
Trama: Reduce da una battaglia Macbetto si ferma davanti ai ruderi dell’abside di una antica chiesa. Dai visceri partorisce una strega che si rivela essere lo specchio della verità della sua coscienza: il suo sogno è quello di essere re, di essere Dio. Macbetto pugnala a morte il re Duncano, con l’aiuto di Ledi. Si avranno poi l’assassinio dell’amico Banco, dei ribelli e della Ledi. Infine trafigge sé stesso davanti agli occhi del coro.

Alla base della situazione tragica c’è la percezione contraddittoria dell’essere, una sfiducia di fondo che fa identificare la molla d’azione in una “fissazione strutturale” dell’energia vitale.
Il coro è in questa tragedia un vero e proprio personaggio, il suo linguaggio è dato da rantoli, urla, gemiti, tremiti. Sull’immagine del coro si avvia la tragedia, il cui culmine si ha con il sacrificio dell’amico.
Tutto ciò che era stato visto come valore si rivela come la tentazione del nulla. Nel monologo finale si esaspera l’interrogativo sul male, le cui radici sono nel cuore stesso della vita. L’eroe si polverizza fra il desiderio di non essere mai nato e la prospettiva del nulla.

Tratto da INVITO ALLA LETTURA DI TESTORI di Adriana Morganti
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