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Calcolo della quota di legittima testamentaria

Come si calcola la quota che spetta ai legittimari, potremmo pensare che la quota dei legittimari potrebbe essere calcolata in questo modo: patrimonio attivo del defunto- debiti = quota da dividere. Ma tale modo di ragionare ci indurrebbe sicuramente in errore.
Il legittimario, infatti, può essere danneggiato anche dalle donazioni effettuate in vita dal defunto, ed è giusto, quindi, considerarle ai fini della determinazione della quota.
Per determinare la quota disponibile  (e di conseguenza anche quella dei legittimari)  è necessario agire così:
-Si forma una massa di tutti i beni che appartenevano al defunto al tempo della morte;
-Si detraggono i debiti in modo da far rimanere solo l'attivo  (relictum) ;
-Si riuniscono quindi fittiziamente i beni di cui sia stato disposto a titolo di donazione  (donatum) , secondo il valore che avevano al tempo della successione;
Dalla somma di questi 2 valori  (relictum + donatum)  si forma l'asse su cui verranno calcolate la quota disponibile e, per differenza, quella dei legittimari.
Questa operazione è detta "riunione fittizia" e, come si vede, non è altro che l'operazione diretta a calcolare l'entità del patrimonio del de cuius e, di conseguenza, della quota di legittima.
Per stabilire se il testatore abbia leso i diritto spettanti a qualche legittimario, occorre calcolare l’entità del suo patrimonio all’epoca dell’apertura della sua successione (riunione fittizia) , quindi si calcolano i valori dei beni che appartenevano al defunto al tempo dell’apertura della successione, dalla somma si detraggono i debiti, e si aggiungono i beni di cui il testatore abbia eventualmente disposto in vita a  titolo di donazione.
Se dai calcoli risulta che le disposizioni testamentarie o le donazioni eccedono la quota di cui il testatore poteva disporre, ciascun legittimario può agire per la riduzione delle une o delle altre con apposita azione che si chiama azione di riduzione.

Tratto da ISTITUZIONI DI DIRITTO PRIVATO di Antonio Amato
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