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I Fenici


I fenici nascono come popolo, ma non come entità politica, agli inizi del XII secolo a.C., come conseguenza dei rivolgimenti politici e sociali provocati nell’area del Vicino Oriente dall’invasione dei Popoli del Mare. Infatti, tutte le città rivierasche della costa siro-palestinese, sottoposte a signoria, a nord, del regno anatolico degli Hittiti e, a sud, del regno d’Egitto, dopo la caduta e la rovina del primo e il drastico ridimensionamento del secondo, poterono usufruire di 400 anni di libertà e quindi sviluppare e incrementare il commercio e la produzione artigianale in totale autonomia. Sono queste le caratteristiche principali delle attività delle città della Fenicia, geograficamente collocata tra le città della Siria settentrionale (abitate da popolazioni cananee e aramee) e tra i centri della Palestina (popolati da filistei).
Per quel che riguarda la geografia del Libano, si tratta di un’esigua fascia costiera tra la costa del Mediterraneo e le catene montuose del Libano e dell’Antilibano, divise dalla valle della Beqâa. A nord di Beirut, l’antica Biruta, le montagne del Libano giungono a toccare la costa, in prossimità del passo di Nakhir el Kelb (Fiume del Cane). Le principali città del Libano settentrionale furono Arado (Arwad, su una piccola isola), Antarado (Tartus, nella costa davanti all’isola), Marathus (Amrit, sede di un importante santurio), Tripolis (Tarabulus) e Gebal o Bybols (Jebeil). A sud di Beirut s’incontrano Khan Khaldè, il tempio di eshmunn, Sarepta, sidone e la città di Tiro, il cui nome significa roccia poiché sorgeva su alcuni scogli in prossimità della costa. Le città più importanti e che influirono maggiormente furono Tiro e Sidone, che si alternarono nell’influenza politica sul Libano. Più a sud, oltre gli attuali confini, c’erano i centri di Akhziv e di Akko.
La principale risorsa era costituita dalle enormi foreste che ricoprivano le catene montuose e che fornirono legname pregiato a tutte le regioni del Vicino Oriente, comprese la Mesopotamia e l’Egitto. Anche lo sfruttamento delle risorse fornite dal mare fu intenso: oltre alla conservazione sotto sale del pescato, tra le più importanti ci sono la pesca dei molluschi, alla base della produzione di porpora, e l’ampio utilizzo delle sabbie silicee, fondamentali per la realizzazione del vetro. L’abilità delle maestranze fenice si evidenzia nel racconto biblico del re salomone che chiese al re Hiram di Tiro di inviargli i suoi artigiani per la costruzione del tempio di Gerusalemme. Anche se il clima era particolarmente favorevole, gli spazi disponibili attorno ai centri abitati da dedicare alla produzione agricola e all’allevamento erano esigui. Inoltre, la necessità di reperire materie prime e oggetti preziosi creò la necessità di organizzare imprese commerciali verso mercati del Mediterraneo e del Mar Rosso. Il rame di Cipro, il ferro della Cilicia, il bisso e la porpora delle città della costa siriana, l’avorio dell’Africa, l’incenso e le spezie del Corno d’Africa e gli animali esotici dall’India arricchirono le città della Fenicia. Tali imprese, che significavano lunghi tragitti e alti costi, potevano essere organizzate solo da chi aveva il potere, cioè dai membri della casa reale e dai sacerdoti dei templi più importanti: quelli del dio Melqart, divinità poliade di Tiro assieme alla dea Ashtart. solo pochi mercanti privati, uniti in compagnie, potevano affrontare lo sforzo economico di una simile impresa.
Quindi, i motivi che provocarono la diaspora verso Occidente dei Fenici sono da ricercare sia nella situazione geografica del Libano sia in una serie di concause, che favorirono l’abbandono della zona. Accanto al progressivo debito alimentare, provocato dal costante incremento della popolazione, ci sono i conflitti politici con le regioni vicine, le continue invasioni assire, tese a imporre tributi annuali.
La principale rotta verso Occidente, nota con il nome di “via delle isole”, partiva dalle città costiere della Fenicia e raggiungeva l’isola di Cipro o la costa della Cilicia, lungo la sponda meridionale dell’Anatolia. Da qui si arrivava a Rodi e poi nel Mar Egeo. Se si andava verso Occidente, si andava all’isola di Scarpanto e a Creta. Quindi si risaliva verso l’isoletta di kithera, si sfiorava il Peloponneso e si arrivava a Corfù. Da qui, al Mar Ionio, la costa calabra, lo stretto di Messina e l’arcipelago delle Lipari, punto di partenza per la Sardegna. Una volta raggiunta l’isola, la rotta proseguiva sia verso la costa africana sia verso le Baleari, dalle quali si arrivava alla costa iberica (Valencia) e si attraversavano le colonne d’Ercole e si sboccava nell’Atlantico, raggiungendo per ultimo la città di Cadice, la più antica colonia fenicia (1.100 a.C.)

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