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I fantasmi del lavoro educativo

I fantasmi del lavoro educativo


Il fantasma può rappresentare un desiderio o un timore, in ogni caso uno spostamento, un allontanamento, dal piano di realtà.
Il lavoro educativo, come tutti i lavori, ha una propria rassegna di fantasmi e dobbiamo a Enriquez un significativo “elenco” di fantasmi che possono “aleggiare” nella relazione educativa.
FANTASMI INDIVIDUATI ED ELENCATI DA ENRIQUEZ (RIELABORAZIONE):
- Il formatore: colui che vuole dare una buona forma
L’educando è percepito come persona che ha una forma considerata inadeguata o imperfetta. L’educatore ha il compito di dare una forma buona, ideale, di plasmare secondo un modello prestabilito. Il rischio è quello di tendere alla produzione di “soggetti in serie” e di non tener conto del patrimonio individuale.
- Il terapeuta: colui che vuole guarire e restaurare
Operare per riportare il soggetto a un presunto originario stato di salute compromesso dall’aggressione di agenti esterni all’individuo. La volontà di guarire o restaurare l’altro può rivelarsi un’illusione, poiché si limita a valutare il soggetto in termini di “scarto” da una condizione “normale”.
- Il maieuta: colui che vuole far emergere
L’educando è una persona “naturalmente” buona e dotata, ricca di potenzialità che l’educatore deve far emergere. Il rischio è rappresentato dal ritenere che tutto si risolva stabilendo un clima relazionale favorevole e un ascolto comprensivo.
- L’interpretante: colui che vuoi far prendere coscienza
Interpretare a ogni costo, assegnare un significato univoco a ogni situazione e a ogni comportamento; “spiegare” tutto ciò che accade, considerarsi depositari del sapere che permette di definire gli altri, non essere minimamente sfiorati dal benefico e salutare dubbio.
- Il militante: colui che vuole agire, cambiare li mondo
Essere guidati da una spinta “ideologica” al cambiamento che non tiene conto dei dati di realtà (le resistenze al cambiamento), non favorire una progettazione tesa a cambiamenti limitati e graduali. Ritenere che tutto il “male” sia situato nel mondo, e il destinatario dell’azione educativa sia, sempre e comunque, una vittima del mondo.
- Il riparatore: colui che si fa carico dei problemi altrui
È colui che si fa “carico” dei problemi altrui, si muove attraverso una logica del (proprio) sacrificio.
- Il trasgressore: colui che vuole liberare dai tabù e dai divieti
Operare per far emergere le pulsioni (sempre positive), far sparire i tabù e le regole sociali. Ritenere che le norme siano solo divieti tendenti a reprimere il “piacere”, e non anche regole funzionali alle relazioni tra gli individui.
- Il distruttore
Il desiderio di formare si trasforma in volontà di distruggere, il desiderio di guarire si trasforma in volontà di rendere l’altro malato.

L’educatore è “naturalmente” abitato da fantasmi, cioè da possibili e discutibili concezioni del proprio ruolo, ma ciò non comporta che debba automaticamente essere compiuta un’opera di completa e definitiva pulizia. I fantasmi non sono considerabili di per sé elementi procuratori di patologie nella relazione educativa, in dosi omeopatiche rappresentano il necessario corredo dell’educatore.
Il vero problema è rappresentato dalla mancata consapevolezza e dalla riduzione della varietà delle sfumature dei fantasmi a una sola di esse, nel qual caso sarebbe difficile resistere alla tendenza alla totalizzazione di tale sfumatura, cioè alla trasformazione in una vera e propria patologia.

Tratto da L’EDUCATORE IMPERFETTO di Anna Bosetti
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