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Lavoro educativo e lavoro sanitario


Il rapporto tra le due aree di attività, nei luoghi nei quali si realizza, non può certo definirsi facile e lineare e, nella maggior parte dei casi, non è inteso come un rapporto paritario, con pari dignità, stesso peso progettuale e medesima collocazione gerarchica.
La malattia e il trattamento della malattia sono da considerarsi esperienze educative in quanto possono modificare, tra l’altro, la percezione che il soggetto ha di se stesso, in particolare delle proprie possibilità e dei propri limiti.
L’esperienza della malattia (il vissuto della patologia), anche se le terapie dovessero servire a ripristinare la situazione degli organi e delle funzioni precedente l’evento patologico, costituisce sempre un’esperienza che modifica il soggetto.
In questo senso, una presenza dell’educatore accanto al soggetto colpito dalla patologia e alla sua famiglia potrebbe costituire un’opportunità per disvelare le componenti educative dell’esperienza, accompagnare i soggetti nel percorso, affiancarli in momenti cruciali.
La presenza dell’educatore in campo sanitario si registra prevalentemente nelle attività di prevenzione delle dipendenze, nei servizi diurni e nelle comunità residenziali per soggetti portatori di patologie psichiatriche, e in alcuni servizi sanitari tesi a prevenire l’uso di sostanze psicoattive, a ridurne i danni, o a realizzare percorsi riabilitativi.
Nei servizi rivolti a pazienti psichiatrici, il lavoro educativo può essere interpretato in un duplice modo: come strumento sanitario affiancato ad altri strumenti, oppure come processo dotato di una propria autonomia “diagnostica”, di obiettivi e metodologica che si affianca e si integra al lavoro sanitario, senza esserne mero strumento attuativo.
Nel primo caso, l’educatore è un attuatore di programmi terapeutici riabilitativi e contenitivi decisi da altre figure professionali e può, in relazione al clima del servizio, collocarsi nell’area dell’intrattenimento del paziente, sperimentare modalità relazionali connesse a un’attività di produzione o espressiva, essere cioè un “farmaco immateriale”. Nel secondo caso, l’educatore è l’operatore che, in ovvio concerto con altre figure, contribuisce alla definizione e all’attuazione di progetti nei quali sono centrali il recupero, il mantenimento, l’aumento dell’autonomia di soggetti portatori di patologie psichiatriche.

Tratto da L’EDUCATORE IMPERFETTO di Anna Bosetti
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