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L'interesse leopardiano per l'autobiografia


Benchè i titoli restino criptici, due elementi si evidenziano: l'interesse per la scrittura dell'io; la molteplicità delle forme prese in considerazione nei Disegni Letterari: il romanzo d'ispirazione wertheriana-ortisiana; un tradizionale Memorie della mia vita; la struttura dialogica, già presente nelle Operette morali, di Dialogo tra l'io antico e l'io nuovo. Dalle molteplici soluzioni, è evidente che Leopardi converge dall'autobiografia verso la scienza delle passioni.

Nel 1819, Leopardi loda l'Apologia di Lorenzino de'Medici, la cui lettura conferma che le scritture più eloquenti sono quelle dove si parla di se medesimo. Leopardi contesta inoltre l'idea che i lettori non si curino di quel che gli scrittori dicono di sè: quello che è sentito dallo scrittore stesso fa effetto. A Leopardi interessa sceverare non l'origine del ragionar di sè, ma i pregi artistici che ne discendono: originalità, naturalezza dello stile, verità ed efficacia del contenuto.

Sul romanzo Leopardi non è ricco di meditazioni; solo in una nota del 1828, Leopardi stila infatti una scala di generi letterari: criterio è l'esigenza di spogliarsi della propria individualità e di trasformarsi in altri individui. Fanalino di coda è il dramma, preceduto da romanzo e novella. La classifica è tagliata sullo stesso autore: Leopardi ha coltivato il dramma solo in anni puerili, mentre ha inseguito il romanzo, in una forma che ruotava comunque intorno alla propria individualità.

Tratto da L'AUTOBIOGRAFISMO DI LEOPARDI di Domenico Valenza
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