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Il lavoro con i corpi nel CAG


Un altro aspetto che connota come l’educatore sperimenti e costruisca le proprie strategie di interazione formativa è il lavoro con i corpi.
Corpi scattanti in una partita di basket, corpi ammassati in occasione di un concerto, corpi affaticati nell’allestire una festa, corpi esibiti sopra un palcoscenico, corpi parlanti, corpi sdraiati, corpi danzanti ecc.
Il corpo che l’adolescente esibisce sulla scena del CAG si impone all’attenzione per i suoi mutamenti, ma è anche un corpo estraneo, di cui il ragazzo o la ragazza cercano di appropriarsi o riappropriarsi, un corpo attraverso il quale gli adolescenti sperimentano, fra loro e con gli adulti, una vicinanza e una prossimità rara e improbabile in altri contesti formativi; si tratta di una prossimità non giudicante, che permette di sentirsi accolti dall’educatore per quello che si è.
Molte iniziative e attività, abituali nella vita di un centro di aggregazione permettono di fare l’esperienza di prova e di rischio in un contesto finzionale e protetto che aiuta a prendere coscienza del proprio esserci fisicamente, con risorse e vincoli che il proprio corpo impone di imparare a conoscere e a rispettare. In un CAG vanno riprodotte situazioni che permettano ai ragazzi scontrarsi con i propri limiti per conoscerli, di sperimentare le proprie paure per imparare a superarle, di mettere alla prova le proprie risorse per apprezzarle, di allenare il coraggio e la fatica come elementi essenziali delle esperienze della vita.

Tratto da L'EDUCAZIONE DIFFICILE di Anna Bosetti
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