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Il consumismo degli anni '50


Verso gli anni 50 comincia anche il fenomeno del consumismo, parola che indica l’incessante propensione all’acquisto di beni di consumo. Lo sviluppo di tale fenomeno è dovuto anche alla pubblicità, che diventa un elemento della vita di tutti i giorni e che spinge verso gli acquisti che sembrano promettere una nuova qualità della vita.
Uno degli oggetti più comprati è il televisore, capace di far esplodere la dimensione della comunicazione virtuale. Al suono si uniscono le immagini che acquistano una connotazione realistica. Il televisore è già disponibile dagli anni 30 ma dagli anni 50 diventa diffuso grazie alla diminuzione del prezzo. Mentre negli USA le stazioni televisive appartengono a network (gruppi di emittenti) privati, in Europa le trasmissioni sono a cura di agenzie statali, come la RAI in Italia, che comincia le sue trasmissioni nel 1954.
Se inizialmente le produzioni televisive sono autoctone (come i film televisivi scritti da autori nazionali, recitati da attori nazionali in contesti nazionali), ben presto ogni compagnia televisiva comincia a comprare programmi (format) in altri paesi. Lentamente cominciano a farsi largo le produzioni televisive americane.
Anche le pellicole cinematografiche che vengono dagli Stati Uniti attraggono molti spettatori, come per i western e le commedie brillanti. Tale invasione è però contrastata da cinematografie europee, che spesso hanno un approccio letterario al cinema perché si ispirano a opere letterarie o perché i registi sono grandi artisti, come per il neorealismo italiano o per la nouvelle auge (nuova onda). Ma i grandi successi cinematografici vengono dagli Stati Uniti tanto che autori europei, come Alfred Hitchcock, vi si trasferiscono trovando fama e successo. Altro acquisto importante di questo periodo è l’automobile. I più abbienti possono anche provare i voli aerei. Così cresca la domanda di carburanti derivanti dal petrolio e si continua a scoprire nuovi giacimenti. La produzione di questo periodo è dominata da sette compagnie – prevalentemente statunitensi ed europee – come la Shell. Nell’Urss, invece, la produzione viene controllata dallo Stato.
In questi anni si registra anche una grande flessione demografica, tanto che il fenomeno viene definito baby boom. Diventa inoltre prima abitudine e poi regola non partorire più in casa ma in ospedale. Grazie così agli ambienti asettici e all’adeguata assistenza medica si riesce ad evitare la morte del bambino o della madre per parto. L’introduzione di programmi di vaccinazione contro una serie di malattie diffuse abbatte ancora di più i tassi di mortalità. Grazie ai redditi maggiori, si ha anche una migliore alimentazione e una maggiore propensione a far studiare i figli anche oltre il ciclo dell’obbligo. I baby boomers, inoltre, hanno una statura maggiore rispetto a quelli della generazione precedente.
Alla fine degli anni 50, un quarto degli americani vive in condizioni di povertà. La gran parte di questi americani è di pelle nera. La discriminazione razziale è una delle realtà che più contraddicono l’immagine degli Stati Uniti come patria della libertà e del benessere. Molti afroamericani vivono, invece, in condizioni disastrose. Hanno regolarmente retribuzioni più basse rispetto a quelle dei bianchi. La disoccupazione li colpisce per primi e più a lungo. La segregazione è rigorosa: ovunque ci sono scuole distinte, locali pubblici distinti, posti a sedere sui tram pubblici distinti: i bianchi hanno i loro, che sono migliori; i servizi per i neri sono sempre i peggiori.


Tratto da L'ETÀ CONTEMPORANEA di Gabriella Galbiati
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