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Il governo Giolitti - 1913 -

Il governo Giolitti - 1913 -



Tanto il governo in carica all’epoca, guidato da Nitti, quanto il governo successivo, guidato da Giolitti, sono composti prevalentemente da liberali di vario orientamento, che garantisce sostegno alla maggioranza liberale. Lo schema, sperimentato per la prima volta nel 1913 col “patto Gentiloni” (alleanza politica tra cattolici e liberali per contrastare il potere dei socialisti e con cui i cattolici si impegnano a votare i liberali dove si pensa che la sinistra sia più forte), nel primo dopoguerra diventa un fattore più o meno permanente del quadro politico italiano. Ma nonostante questo appoggio esterno, i governi liberali non hanno una maggioranza solida che li sostenga in Parlamento; sono, dunque, dei governi politicamente fragili, che si trovano a gestire enormi conflitti socio-politici.
La prima area di crisi deriva da quell’opinione pubblica che si sente scontenta per le condizioni di pace elaborate a Versailles. Il patto di Londra del 1915 aveva stabilito che all’Italia, in caso di vittoria, toccasse Trieste, Trento e la Dalmazia. Però, nel corso delle trattative, il presidente Wilson volle fa valere il principio della corrispondenza tra nazioni e Stati. La Dalmazia, una regione a maggioranza slava, viene assegnata alla Jugoslavia. Incerto, invece, è il destino della città di Fiume che è a maggioranza italiana ma che, al momento, è sotto l’occupazione di una forza militare. Ciò viene denunciato dai gruppi nazionalisti italiani, che parlano di una vittoria mutilata (espressione coniata da D’Annunzio); con ciò si vuol dire che il governo che ha condotto le trattative non ha fatto abbastanza per difendere gli interessi italiani e non è riuscito a far rispettare il patto di Londra. Così nel 1919 D’Annunzio si reca nei pressi di Fiume, dove è di stanza un battaglione dell’esercito italiano che, disobbedendo agli ordini dei superiori, decide di eleggerlo a proprio capo. Viene così costituita la Reggenza della città e della zona circostante che D’Annunzio dichiara annessa all’Italia.
Il problema si risolve nel 1920 quando Giolitti firma con la Jugoslavia il trattato di Rapallo che attribuisce la Dalmazia alla Jugoslavia con l’eccezione di Zara che è assegnata all’Italia. Poiché il trattato stabilisce che Fiume sia una città libera, né jugoslava né italiana, Giolitti da l’ordine di attaccare la Reggenza del Carnaro (così si chiama il governo imposto da D’Annunzio) affinché la città sia sgomberata. L’operazione ha successo.

Tratto da L'ETÀ CONTEMPORANEA di Gabriella Galbiati
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