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Leon Festinger: la dissonanza cognitiva


Psicologo sociale (infiltrato nel gruppo degli adepti della signora Keech) propose la sua teoria della dissonanza cognitiva. La dissonanza si produce ogni volta che una persona si trova ad avere 2 cognizioni (idee, credenze, opinioni) incompatibili. Questo stato di incompatibilità è talmente spiacevole che le persone si sforzano di ridurre il conflitto nel modo più agevole possibile. Una o entrambe le cognizioni verranno cambiate affinchè si accordino meglio tra loro. Quando la stima di noi stessi viene minacciata dal nostro comportamento passato, avvertiamo tutti una potente tendenza a diventare animali razionalizzatori.
Più una persona è legata a una scelta, più resiste alle informazioni che la minacciano. Riducendo la dissonanza, una persona difende il Sé e conserva un’immagine positiva di sé stessa. La riduzione della dissonanza è parte della vita quotidiana ed e’ sfruttata dai propagandisti nella trappola della razionalizzazione:
In una prima fase il propagandista suscita intenzionalmente sentimenti di dissonanza, minacciando la stima di sé (sentimenti di vergogna, etc)
Poi viene offerta una soluzione per ridurre la dissonanza attraverso l’accettazione di qualsiasi richiesta il propagandista abbia in mente (prodotto da vendere, etc).
La disumanizzazione è efficace nel risolvere ogni dissonanza che può nascere dalla nostra crudeltà nei confronti dei nemici: se il danno compiuto è evidente, non si può ridurre la dissonanza affermando che non è mai avvenuto o che non si è trattato di vera violenza; il modo più efficace per ridurre la dissonanza consiste nel minimizzare l'umanità o massimizzare la colpevolezza del nemico (es: bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki).
Le odierne pulizie etniche in luoghi come la Bosnia il Kosovo o il Ruanda sono altrettanti esempi crudeli di questa trappola: per evitare di giudicare noi stessi immorali rendiamo più facile la proliferazione dei nostri atti di immoralità.
Per aggirare la trappola della razionalizzazione, è necessario ammettere i propri sbagli e imparare da questi, essere tolleranti nei confronti degli insuccessi altrui per tollerare le nostre insufficienze ed evitare di giustificare tutto quello che facciamo.

Tratto da L'ETÀ DELLA PROPAGANDA di Alessio Bellato
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