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La piccola-media impresa e i suoi esponenti, anni '80

All’inizio degli anni ’80 un tangibile riconoscimento del notevole ruolo assunto dalla piccola-media impresa fu l’assegnazione della presidenza della Confindustria a Vittorio Merloni.
Il massimo teorico dei distretti industriali di piccola impresa è l’economista Giovanni Beccatini. Secondo lui non solo sono uno dei motori dello sviluppo italiano, ma sono anche la via specifica che gli italiani hanno sperimentato per accedere alla modernità industriale e al progresso economico. L’organizzazione distrettuale è incastonata col contesto industriale fino a essere un tutt’uno. Nei distretti l’imprenditore e i lavoratori non sono divisi da una barriera di classe. La cooperazione prevale sulla gerarchia, la corresponsabilità nel processo produttivo sul comando. Questo è il vantaggio sulle forme di impresa più grandi.
Rimprovera alla sinistra di non aver saputo riconoscere queste positività nei distretti industriali.
Berta se da una parte dà ragione a Giovanni Beccatini, dall'altra cita Marcello de Cecco il quale sostiene che con l'apologia dei distretti si dimentica che senza grande fabbrica non c'è ricerca e quindi prospettive strategiche.
Comunque il successo del modello produttivo dei distretti industriali è concordemente ascritto a due principali fattori di sviluppo:
1.Anzitutto, il forte ancoraggio socio-culturale ad un territorio circoscritto favorisce una rapida circolazione delle idee e una facile interazione tra gli individui, che condividono una "cultura distrettuale". Questa non si basa solo sulla condivisione delle conoscenze tecnico-produttive, veicolate anche mediante specifici canali di formazione, ma include anche la cultura imprenditoriale e l'identificazione nei valori e negli interessi del distretto. Nel distretto è il sistema sociale a generare il senso di partecipazione alle sorti aziendali.
2.il prevalere della cooperazione sulla gerarchia e la corresponsabilità nel processo produttivo. Ciò da un lato favorisce il coordinamento, dall'altro conferisce al sistema un elevato dinamismo

Tratto da L'ITALIA DELLE FABBRICHE di Cristina De Lillo
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