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Guerra e modernità


La Grande Guerra fu una guerra smisurata, radicalmente nuova. E per questo generò uomini nuovi.
Accanto alle scritture della gente comune, l’altro grande serbatoio di materiali da cui attinge questo libro, intercettandoli con un ricorso alla memorialistica colta, è dato dalle testimonianze di medici, psichiatri, psicologi. La letteratura psichiatrica di guerra conosce i suoi esordi clamorosi a livello europeo nel corso della guerra russo-giapponese.
Ciò di cui milioni di uomini fecero simultaneamente esperienza tra il 1914 e il 1918 non era solo la guerra, ma il mondo moderno: un mondo in cui c’erano l’industria e la scrittura, il grammofono e il cinema e in cui la vita e la morte, il lavoro e il tempo libero assumevano nuovi contorni.
La guerra esalta il ruolo dello Stato, facendo di esso una presenza capillarmente insediata nella vita privata e nell’interiorità di ciascuno, un agente di mobilitazione massiccia di forze, sentimenti, immagini.
E ancora, l’esperienza della guerra insegna la moltiplicazione e la frammentazione delle immagini visive e sonore del mondo. La Grande Guerra è il primo evento moltiplicato a livello iconografico dall’uso massiccio della fotografia.
Nella vita del soldato non c’è solo la guerra guerreggiata. C’è anche molto tempo «libero», case di ritrovo, sale di scrittura e lettura, scuole per analfabeti, giochi, teatro, cinema, grammofono, musica.

Tratto da L'OFFICINA DELLA GUERRA di Anna Bosetti
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