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L’officina della guerra: lo Stato si fa sentire


È nel corso della Grande Guerra che gli uomini sperimentano per la prima volta la presenza diretta dello Stato come potenza estranea e insieme vicina, l’estensione del suo potere, la sua rilevanza nella vita privata. In molte lettere contadine è presente questo senso dell’invadenza medita dello Stato.
Prima manifestazione della presenza capillare dello Stato in rapporto all’esistenza dei singoli, la coscrizione generale obbligatoria introduce vincoli periodici e forme di controllo regolari nelle comunità, in contrasto con la mobilità territoriale e con l’anonimato della popolazione, in quanto presuppone la fissazione dell’identità anagrafica e la certezza del domicilio. Lo Stato si afferma anche attraverso queste procedure, di cui la leva è un passaggio non secondario.
La risposta tradizionale del mondo contadino a questo accerchiamento è la fuga. Vagabondo ed emigrante sono minacce alla certezza dello Stato in primo luogo in quanto sono causa e conseguenza di una sottrazione all’obbligo militare.
All’esperienza del servizio militare e della guerra, l’esperienza dell’emigrazione ne costituisce a lungo una delle principali alternative.
Il carattere della fuga si modifica tuttavia col tempo, con le trasformazioni della guerra e dello Stato.
La guerra tra mobilitazione di massa e renitenza contadina, tra registrazione statale e anonimato della gente comune, si è ormai largamente conclusa con la vittoria dello Stato. Renitenza e diserzione, intese in senso stretto, sono fenomeni in declino.
Liste di leva, controlli di polizia, censura postale, carte di identità sono altrettanti aspetti della crescente presenza normalizzante dello Stato.
Accanto alla sorveglianza, la mobilitazione psicologica, estesa all’intera popolazione, l’appello personale: fate tutti il vostro dovere.
Mobilitazione totale è un concetto che riguarda sia la quantità degli uomini sia la qualità delle procedure, e che dalla guerra si prolunga verso il dopoguerra, in un processo che sempre meno tollera assenze, diserzioni e deroghe. Alla mobilitazione non sono ammesse eccezioni, né di status e cultura, né di condizione biologica e mentale.

Tratto da L'OFFICINA DELLA GUERRA di Anna Bosetti
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