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La conferma dell’illiceità dell’attacco all’Iraq alla luce della risoluzione n. 1441


Malgrado il tono severo e ultimativo della risoluzione n. 1441, essa non può interpretarsi nel senso di autorizzare un’azione armata contro l’Iraq. Una volta cessate le ostilità ha ripreso pieno vigore il divieto dell’uso della forza da parte degli Stati; il richiamo può solo esprimere una sorta di avvertimento all’Iraq ad adempiere i propri obblighi, minacciando l’eventualità di una nuova autorizzazione, da decidere solo da parte del Consiglio di sicurezza. Vero è anche che la risoluzione n. 1441 non precisava quali fossero le “gravi conseguenze” di un inadempimento dell’Iraq, ma riservava allo stesso Consiglio di restare investito del problema. Ciò implica che spettava esclusivamente al Consiglio di sicurezza accertare l’eventuale inadempimento e restava di esclusiva competenza del Consiglio la definizione delle misure da adottare in caso di violazione irachena.
L’impossibilità di dedurre un’autorizzazione all’uso della forza dalla risoluzione n. 1441 è confermata dall’impegno di tutti gli Stati al rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Iraq.
L’interpretazione secondo la quale la risoluzione n. 1441 del 2002 non prevedeva alcuna autorizzazione all’uso della forza è avvalorata dalla circostanza che USA, Regno Unito e Spagna hanno cercato di ottenere una nuova e ancor più severa risoluzione del Consiglio di sicurezza prima di iniziare le ostilità. Ciò dimostra che questi Stati erano consapevoli che le precedenti risoluzioni non erano idonee ad autorizzare un’azione militare contro l’Iraq.
In ogni caso le “gravi conseguenze” che il Consiglio di sicurezza minacciava erano prospettate quale conseguenza delle continue violazioni dei suoi obblighi da parte dell’Iraq. Sia l’UNMOVIC che la AIEA non avevano affatto costatato queste violazioni, anzi avevano rilevato un miglioramento della cooperazione delle autorità irachene e né gli ispettori, né altri mai hanno trovato traccia di armi di distruzione di massa o di elementi per produrle.
La piena contrarietà dell’attacco contro l’Iraq riguarda non solo i mezzi usati, cioè la forza armata, ma anche lo scopo di questo attacco, ovvero il violento rovesciamento del governo di Saddam Hussein e l’occupazione militare del territorio iracheno e dei suoi pozzi petroliferi.
L’intervento anglo-americano contro l’Iraq va qualificato come una vera e propria guerra, sia per quanto riguarda l’uso massiccio della violenza armata, sia per l’evidente presenza dell’elemento soggettivo, cioè nell’intenzione di distruggere le capacità difensive dell’Iraq e determinare la sua debellatio, con il violento sovvertimento del suo governo e l’imposizione di un’occupazione militare. Questa guerra è stata anche costellata da una serie di violazioni del diritto internazionale umanitario, quali i bombardamenti indiscriminati, gli assedi alle città, l’uccisione deliberata di civili, il maltrattamento dei prigionieri di guerra e l’uso sistematico e massiccio della tortura.
Inoltre USA e Regno Unito hanno sostanzialmente espulso dall’Iraq gli ispettori, impedendo loro il proseguimento del compito assegnato dal Consiglio di sicurezza.

Tratto da L'ONU E LA CRISI DEL GOLFO di Alice Lavinia Oppizzi
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