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La condizione dell'artigiano nell'impero romano


Si può essere artigiani e al tempo stesso veri e propri romani? Viene spontaneo porsi una simile domanda considerando il disprezzo ostentato dall’intellighenzia romana per tutto ciò che abbia a che fare con l’attività artigianale e con ogni forma di lavoro salariato. Ogni attività artigianale o manifatturiera è interdetta all’uomo dabbene: l’artigiano è relegato alla condizione di sotto uomo o cittadino di seconda categoria. Lo stesso può dirsi dell’artista o del tecnico (per i Romani infatti il vero autore di un’opera non è colui che l’ha realizzata ma colui che l’ha commissionata; l’artefix resta un esecutore al servizio del committente). Se è relativamente facile studiare i prodotti artigianali del mondo romano, è invece molto difficile farsi un’idea sufficientemente precisa della persona e del comportamento dell’artigiano. Egli compare nelle nostre fonti solo quando la legge o il diritto se ne interessano o quando produce qualche innovazione tecnica. Le nostre informazioni sugli artigiani romani sono contenute in 3 generi di documenti: testi nei quali costituiscono l’argomento principale; iscrizioni; i prodotti che hanno fabbricato. A seconda del documento con cui lo considereremo apparirà come meschino e sfacciato, oppure come un maestro nella sua arte e un notabile nella sua città.
L’artigiano romano non godeva di quella autonomia e iniziativa che la sua professione implica ai nostri occhi. In base alla sua condizione giuridica egli può essere libero di nascita, liberto o schivo. L’artigiano è soprattutto uomo di città essendo la sua bottega – taberna - (spesso la sua tessa abitazione) all’interno della città (in quanto forniva servizi primari alla popolazione urbana); si trattava generalmente di un lavoro maschile (ma questo non esclude la presenza femminile, radicata soprattutto nel mondo della tessitura) molto importante per gli artigiani era la loro unione e il numero; isolati non sono nulla, mentre uniti possono sperare di far sentire la loro voce nelle competizioni politiche. Di questo spirito di corpo i collegia sono la manifestazione più importante; tali non avevano finalità meramente professionali; ma a queste l’artigiano
deve la certezza di funerali decenti, di un fasto, sono un luogo di riunione, la loro schola.

Tratto da L'UOMO NELLA SOCIETÀ ROMANA di Alessia Muliere
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