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Schmitt - Democrazia e parlamentarismo

La DEMOCRAZIA, come afferma Schmitt, non deve essere confusa col Parlamentarismo. Anche se vi è una connessione con le idee democratiche, il concetto di Parlamentarismo non è affatto democratico. Se per motivi pratici e tecnici, invece del popolo decidono uomini di fiducia del popolo, certamente può decidere in nome dello stesso popolo anche un singolo uomo di fiducia e ci sarebbe un cesarismo antiparlamentare.
C’è chi ha tentato di dare alla DEMOCRAZIA un contenuto passando dal campo politico a quello economico. WEBER ha sostenuto che lo Stato dal punto di vista sociologico è ancora soltanto una grande azienda e che oggi  un apparato economico amministrativo, una fabbrica e lo Stato non si diversificano più. Così KELSEN, in una trattazione su WESEN UND WERT DER DEMOCRATIE  trasse la conclusione  secondo cui: la DEMOCRAZIA non è solo una questione dello Stato, ma anche della gestione economica. Tuttavia, una forma politica di organizzazione cessa di essere politica se viene costruita su base privatistica. Vi sono certo analogie tra il monarca, signore assoluto dello Stato, e l’imprenditore del capitalismo privato, il signore assoluto della sua azienda; vi sono da ambo le parti possibilità di una collaborazione dei sottoposti; ma forma e contenuto dell’autorità, della pubblicità e della rappresentanza sono essenzialmente diversi.
I differenti popoli o gruppi sociali ed economici, che si organizzano democraticamente, solo in astratto hanno lo stesso soggetto “popolo”. In concreto, le masse sono sociologicamente e psicologicamente eterogenee. Una democrazia può essere militarista o pacifista, assolutista o liberale, centralista o decentralizzante, ecc., senza cessare di essere una democrazia. Perciò alla DEMOCRAZIA non si può dare alcun contenuto mediante un trasferimento al campo economico.
Per  Schmitt: «La democrazia è una forma di stato che corrisponde al principio di identità; è l'identità dei dominati e dei dominanti, dei governanti e dei governati, di quelli che comandano e di quelli che obbediscono. E la parola identità è utile nella definizione della democrazia perché indica la completa identità del popolo omogeneo, questo popolo esistente con se stesso in quanto unità politica senza più bisogno di nessuna rappresentanza, perché appunto si autorappresenta».
L’essenza della DEMOCRAZIA è che tutte le decisioni che vengono prese devono valere soltanto per gli stessi che decidono. La volontà della vinta minoranza è identica alla volontà della maggioranza. Come afferma ROUSSEAU, nella DEMOCRAZIA il cittadino acconsente anche alla legge che va contro la sua volontà; infatti, la legge è la volontà generale, è la volontà dei liberi cittadini. Il cittadino non dà, dunque, mai in senso stretto il suo assenso ad un contenuto concreto, ma in astratto al risultato, alla volontà generale derivante dalla votazione, ed egli dà questo voto solamente per rendere possibile il calcolo dei voti, da cui si riconosce questa volontà generale. Se il risultato diverge dal contenuto della votazione del singolo, allora colui che è stato messo in minoranza apprende di aver sbagliato riguardo alla volontà generale. La volontà generale, come sostiene ROUSSEAU, corrisponde alla libertà  vera, quindi colui che è stato messo in minoranza non era libero.
Ampliamento del diritto di voto, accorciamento delle legislature, introduzione ed ampliamento dei referendum popolari,  tutti gli istituti attraverso i quali si vuole realizzare una democrazia diretta costituiscono il sintomo del fatto che ci si studia di realizzare l’identità di Stato e popolo. Tuttavia, non si può mai raggiungere un’identità assoluta, rimane sempre una distanza tra l’eguaglianza reale ed il risultato dell’identificazione. Tutto dipende da come la volontà viene formata. La minoranza può essere in possesso del vero volere del popolo; il popolo può venire ingannato; e infatti, si conosce da lungo tempo la tecnica della propaganda e della persuasione della pubblica opinione. Così i DEMOCRATICI RADICALI considerano il loro radicalismo democratico come un criterio di selezione per distinguersi dagli altri quali veri rappresentanti del volere del popolo, conseguendone un’esclusività assolutamente non democratica. In tal modo, vengono accordati dei diritti politici solo ai rappresentanti della vera democrazia e contemporaneamente nasce una nuova aristocrazia.
LILBURNE, il capo dei LEVELLERS della RIVOLUZIONE PURITANA afferma che solo i BENINTENZIONATI, possono avere un diritto di voto, che sono necessariamente i rappresentanti scelti da questi benintenzionati a tenere interamente in  pugno la legislazione e la costituzione è di necessità un contratto sottoscritto dai BENINTENZIONATI.
Occorre quindi educare il popolo, affinché formi e manifesti con giustezza la propria volontà. La conseguenza di questa teoria dell’educazione è la DITTATURA, la sospensione della DEMOCRAZIA in nome della DEMOCRAZIA vera, ancora da realizzare. Ciò teoricamente non sopprime la DEMOCRAZIA; inoltre, mostra che la DITTATURA non è il contrario della DEMOCRAZIA. Anche durante un periodo di transizione dominato da un dittatore può vigere l’identità democratica e essere determinante la volontà del popolo da sola.  Rimane solo la questione relativa a chi disponga dei mezzi per formare il volere del popolo: la forza militare e politica, la propaganda, il dominio sull’opinione pubblica mediante la stampa, le organizzazioni dei partiti, ecc..
Come afferma Schmitt, oggi si assiste ad una crisi del Parlamentarismo che deve essere senz’altro distinta dalla crisi della DEMOCRAZIA. Tali crisi si sono presentate contemporaneamente, ma sono del tutto diverse. A tali due tipi di crisi si aggiunge la crisi dello STATO MODERNO, la quale riposa sul fatto che una democrazia di massa e di uomini non può realizzare alcuna forma di Stato, neppure uno Stato democratico.
BOLSCEVISMO e FASCISMO sono come ogni dittatura, antiliberali, ma non necessariamente antidemocratici.  E’ proprio delle idee non democratiche, scaturite nel XIX secolo dalla commistione con i principi liberali, che il popolo possa manifestare la sua volontà soltanto in un modo, ossia che ciascun singolo cittadino esprima il suo voto nel più profondo segreto e nel completo isolamento, entro dispositivi di sicurezza e senza essere osservato. In tal modo, delle verità assolutamente elementari sono cadute nell’oblio. Il volere del popolo può essere espresso democraticamente altrettanto bene e addirittura meglio per ACCLAMAZIONE, piuttosto che mediante l’apparato statistico. La democrazia è qualcosa di diverso da un sistema di registrazione di votazioni segrete. Secondo Schmitt, i metodi dittatoriali e cesaristici possono essere non solo il portato della ACCLAMATIO del popolo, ma anche manifestazioni dirette di sostanza e forza democratica.
Anche se il BOLSCEVISMO viene represso e il FASCISMO tenuto lontano, la crisi dell’odierno Parlamentarismo non è per questo minimamente superata. Essa non è sorta come conseguenza della comparsa di questi due avversari; essa c’era prima di essi e sarebbe durata dopo di loro. Essa deriva dalle conseguenze della moderna democrazia di massa.
Schmitt conclude il capitolo dicendo che queste osservazioni sulla democrazia sono state necessarie in quanto il Parlamentarismo e la democrazia erano connessi a tal punto che venivano presi come equivalenti. Una democrazia può esistere senza ciò che viene designato come moderno Parlamentarismo e un Parlamentarismo può esistere senza democrazia; e la dittatura è l’antitesi decisiva della democrazia tanto poco quanto la democrazia lo è della dittatura.

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Dettagli appunto:

  • Autore: Angela Consolazio
  • Facoltà: Scienze Politiche
  • Titolo del libro: La condizione storico-spirituale dell'odierno parlamentarismo - a cura di G. Stella - ISBN 88-348-4388-6
  • Autore del libro: Carl Schmitt
  • Editore: G. Giappichelli Editore
  • Anno pubblicazione: 2004

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