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Il pubblico museale


Per quanto riguarda il pubblico ci si è interrogati sulla possibilità di guidarlo o meno nella fruizione, e sembra che dargli la libertà sia una scelta di grande successo. Il Moma di New York incorre all’espediente della sala didattica attraverso cui bisogna passare prima di arrivare a vedere i quadri esposti. Con quanto esposto certamente influiscono la sua formazione, la cultura di appartenenza. È facile capire un oggetto creato appositamente per essere guardato le cose si complicano quando si hanno di fronte oggetti prodotti da una cultura differente dalla nostra. Bisogna capire che il materiale che vediamo nel museo non parla da solo., ma è invece filtrato attraverso i gusti e gli interessi dei curatori. Quindi il museo esprime un punto di vista privilegiato. Il curatore interagisce attraverso il cartellino, deve creare attraverso le sue info delle condizioni stimolanti. 2 modelli per l’esposizione delle opere: il 1° incentrato sulla risonanza è il potere che ha l’oggetto di catturare l’osservatore. Il museo della più pura risonanza è il museo ebraico di Praga in cui sono esposte testimonianza di cultura ebraica, oggetti rituali, stampe che illustrano credenze e tradizioni. Museo che verte sulla memoria non su manufatti: in una sinagoga c’e semplicemente un muro di nomi per commemorare le vittime ebraiche. Museo della meraviglia ha il potere di suscitare una forte attenzione per i limiti formali dell’oggetto, comunicando un senso di unicità. Nel 1971 Cameron distingue due tipi di atteggiamenti museali: quello tradizionale del museo come tempio, cioè ha una funzione universale e contemplativa e quello più recente di museo come foro cioè luogo adibito al confronto, al dibattito.

Tratto da LA CULTURA MUSEALE di Alessia Muliere
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