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La poetica dell'esposizione nella cultura giapponese


Nella cultura giapponese, la tecnica per dare risalto agli aspetti nascosti degli oggetti è la Mitate, la quale, attraverso il Mono, crea un collegamento tra gli elementi visibili e quelli invisibili del mondo. Gli dei giapponesi gradiscono solo oggetti fabbricati attraverso un artificio, quindi bisogna aggiungere qualcosa per dare prova di creatività; ma le cose false a volte sembrano più vere delle cose vere: tutte le mostre danno prova di essere false, ma quando sono trasposte in un contesto teatrale, acquisiscono lo stato di autenticità.


Goswamy in un suo saggio racconta l'esperienza riguardante l'allestimento di due mostre sull'arte indiana, nel 1983, una a Parigi e una a San Francisco, utilizzando come tema della mostra il rasa, concetto indiano che sta a indicare quell'intenso piacere estetico percepibile solo dallo spirito, il quale crea 8/9 stati d'animo. Ogni rasa ha la sua controparte nel bhava, il sentimento dominante, che può essere consapevolmente perseguito dall'autore dell'opera. I bhava agiscono sullo spettatore scuotendone il cuore per trasformarsi in rasa; l'opera d'arte è un veicolo. Accostare l'arte indiana attraverso i rasa permette di avvicinare lo spettatore straniero alla mentalità indiana. Interessanti i due artifici utilizzati, rispettivamente uno nella mostra parigina (tavolo poligonale) e l'altro nella mostra di San Francisco (accostamento di ogni rasa al suo equivalente cromatico).

Tratto da LA CULTURA MUSEALE di Alessia Muliere
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