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La preoccupazione – una manifestazione depressiva dell’amore


La forma più frequente di preoccupazione, quella materna, onnipresente e praticamente continua, è un cocktail di diversi sentimenti che si mescolano con la cura e con l’amore: ansia, angoscia, sfiducia, egocentrismo, sensi di colpa e un po’ di presunzione.
In genere l’uomo si tiene per sé le proprie ansie, per evitare che la preoccupazione monti e pervada tutta la vita familiare.
Bisogna riconoscere che i motivi di preoccupazione non mancano: i giochi elettronici, la televisione, il traffico, le cattive compagnie, gli insegnanti insensibili, la droga, la pornografia, le gravidanze indesiderate, e così via. La vita è piena di minacce, fra cui anche il costante rischio della morte.
Fortunatamente però la qualità della vita e dei rapporti non dipende dai fatti in sé, dagli eventi, ma dipende in misura determinante dall’atteggiamento con cui vengono affrontati.
Il guaio è che una preoccupazione esagerata precipita chi la prova in un dilemma insolubile:
Se ci preoccupiamo continuamente diventiamo vittime delle nostre fantasie e non riusciamo più ad agire, perché sono appunto fantasie che ci minacciano, e non fatti reali.
Per questo motivo preoccupazione e depressione vanno spesso di pari passo, soffocano la vitalità, creano distanza rispetto agli altri e generano solitudine.
I figli più grandi, in particolare gli adolescenti, detestano le eccessive preoccupazioni dei genitori. Sentono che questa forma di amore non è positiva e vitale e si rendono conto che la preoccupazione esprime una sfiducia di fondo nelle loro capacità e nel loro valore. Naturalmente sanno anche che tutto questo accade “per il loro bene”, e per questo l’odio si traveste per lo più da irritazione, menzogna o mutismo.

Tratto da LA FAMIGLIA È COMPETENTE di Anna Bosetti
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