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Il cittadino fedele, interpretazione di Villari

Il cittadino fedele, interpretazione di Villari

Secondo Villari, il testo va considerato come una delle prese di posizione che prepararono e sostennero la dichiarazione d’indipendenza del 17 ottobre 1647. Villari non ha alcun dubbio sulla nuova contrapposizione tra cittadino e suddito: «il punto di riferimento della fedeltà non è più il sovrano ma la comunità degli stessi cittadini, il Regno di Napoli (inteso come Stato-nazione, non come assetto istituzionale), la patria» . I principali elementi da approfondire sono i seguenti:
a. il significato della polemica antifiscale;
b. il mito nella Napoli repubblicana;
c. il senso della rottura della fedeltà al re;
d. i motivi ideali della «Real Repubblica Napoletana» preannunciati nel discorso politico.
a. La polemica antifiscale, che costituisce l’esordio de Il Cittadino fedele, rientra perfettamente nella concezione, (largamente diffusa all’epoca), contrattualistica del potere regio. Per l’anonimo autore, l’accentuata pressione tributaria non è legittimata né da cause giuste, né da una precisa necessità e possibilità di pagare.
b. Il richiamo ai mito della Napoli repubblicana è fortissimo nel Cittadino Fedele: è la nostalgia di quei «primi tempi della fondazione di Napoli in forma di Repubblica con libertà greca divisa in Senato e Popolo. Si tratta di un motivo largamente diffuso nella cultura politica napoletana tra la fine del Cinquecento e i primi decenni del Seicento. Soprattutto nell’Accademia degli Oziosi presero corpo il mito della Napoli antica nella Napoli moderna, la linea di continuità Atene-Roma-Napoli, il modello della libera «renublica napolitana» federata con Roma al tempo di Augusto. Furono questi i fondamenti ideali, situati tra mito e storia, su cui si svilupparono, nella cultura politica napoletana, sia il discorso della «monarchia mista», condizionata, limitata, sia quello più radicale del «repubblicanesimo», entrambi confluiti nella complessa miscela ideologica della rivolta del 1647-48.
c. La rottura con la Monarchia spagnola e col suo sovrano, prefigurata ne Il cittadino Fedele, è direttamente legata come conseguenza inevitabile alla infrazione del patto da parte del Re cattolico. La rivolta è «giusta», «generosa» e prudente. La sua giusta causa è manifestamente fondata» «per la regola legale che alla violenza si può fare apertamente con la forza resistenza e il Principe gravando soverchiamente i Popoli di gabelle e imposizioni, può privarsi del Regno.
d. Nello scritto sono sviluppati alcuni motivi che hanno larga risonanza nell’ultima fase della rivolta: in particolare il riferimento al modello militare olandese e il bisogno diffuso di federalismo.
La lunga durata della fedeltà al re tra la popolazione del Regno di Napoli, il forte sentimento di questa appartenenza sono testimoniati dallo stesso atto solenne di proclamazione della «Real Republica Napoletana» sotto la protezione del Re di Francia, Luigi XIV. E il gesto conclusivo, quasi disperato nella sua drammaticità, di conciliare il bisogno di riforma dell’ordinamento politico, avvertito dall’ala radicale dci ribelli, con la richiesta di aiuto a una potenza straniera e con il sentimento monarchico diffuso tra le popolazioni del Mezzogiorno, proiettato verso la costruzione di una nuova fedeltà. Questo gesto è un ulteriore invito, che ci invia la realtà storica, a non voler trovare a tutti i costi anacronistici motivi di legittima zione della sovranità popolare nelle congiunture conflittuali dell’antico Regime. Le radici della fedeltà mutano in tempi assai lunghi: il passaggio dalla società pattizia allo Stato-nazione e assai complesso e durata plurisecolare Si tratta di un passaggio dalla società pattizi in cui il dualismo si esprimeva attraverso un sistema intrecciato e
molteplice di appartenenza e di patti politici, feudali o statutari comunali, alla fase della costruzione di una struttura verticale, della subordinazione gerarchica e del rapporto diretto tra l’individuo e l’ordinamento con il rafforzamento di tutte le strutture (le istituzioni militari, fiscali, di polizia, la burocrazia, la professionalizzazione, il monopolio dell’assistenza e dell’istruzione, ecc.) che muteranno radicalmente, nei secoli successivi dominati dallo Stato-nazione, la prassi stessa del disciplinamento. In questa complicata transizione la fedeltà al re resta a lungo declinata al singolare come garanzia (nella convivenza civile).

Tratto da LA FEDELTÀ NEL '600 di Alessia Muliere
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