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I modelli produttivi dei format


Uno dei motivi dello sviluppo della non serialità in italia deriva dalle logiche produttive dominanti nel nostro paese che prevedono il completamento del prodotto prima della messa in onda (questo comporta che se il prodotto fallisce sono stati sprecati milioni). Il ricorso ad una library consistente deriva dalle specificità della in onda della serialità che procede al ritmo di uno due appuntamento a settimana. 
Sistema statunitense: esistono 5 grandi network  privati e gratuiti (abc, fox…) e alcune reti che vantano la stessa copertura a cui si aggiungono una miriade di piccole e grandi reti tra cui spiccano HBO, Showtime a cui si devono i titoli più importanti come The L word, Sex and the city, Nip/tuck.
Nel contesto americano le nuove serie debuttano nel prime time (20/22) a settembre. Nell’arco di tre settimane il pubblico si trova di fronte una trentina di nuove serie. E’ il periodo in cui sit trasmettono gli episodi pilota in cui si tracciano le basi della serie. Se questo raggiunge delle quote di share alte la serie sarà trasmessa, altrimenti sparisce. In america quindi le serie non vengono completate prima di essere trasmesse ma vengono fatti degli episodi soltanto.
Se il pilot va bene poi si impiegano i temi previsti per consegnare la serie intera. Per girare una puntata serve circa una settimana e altre due per la postproduzione. Da qui si generano dei periodi pausa che permetta di immagazzinare il materiale. 
Cosa accade prima della realizzazione del pilot: della centinaia di soggetti pochi riescono a raggiungere il piccolo schermo. Spesso si stringono accordi pluriennali per la realizzazione di cicli a tema. Settembre è la fase finale di un percorso che inizia a dicembre con la stagione di sviluppo fino a marzo. Una volta scelti i titoli promettenti e scelti i progetti si da mandato alla produzione di realizzare entro un mese il pilot. Solo alcuni tra i vari pilot saranno scelti per la messa in onda. Alcuni titoli a volti sono messi da parte per essere trasmessi a metà stagione per rimpiazzare eventuali flop. 
L’importazione di titoli resta la fonte di approvvigionamento migliore, ma negli ultimi anni si sono sviluppati i format, si tratta di un complesso lavoro di riscrittura volto ad adeguare temi e storie, l’universo valoriale di riferimento (lascia o raddoppia, un posto al sole, un medico in famiglia).
Sono spagnoli i maggiori titoli di successo: anna e i cinque, i cesaroni, un medico in famiglia. 
Un interessante caso è quello di Ugly betty che ha fatto il giro del mondo (colombiana di nascita). 
Se il mercato del format sta cambiando il panorama produttivo, sul piano della distribuzione si stanno testando nuovi strumenti: è determinante non solo l’avvento delle nuove tecnologie ma la necessità di aprire nuovi sbocchi.
Una delle forma più immediate del titolo seriale è l’home video, favorito dalla nascita dei dvd.
Le serie tv sono diventate un segmento trainante del mercato domestico. Mediaset sta adottando anche una politica di sfruttamento via web per le serie. La fiction domestica sta assumendo un crescente valore strategico per il lancio dei pacchetti a pagamento del digitale. La rai sta cercando di distribuire in sala alcuni prodotti non seriali. 
Le ultime tendenze: formati e contenuti
Buona parte dei guadagni americani deriva dalla vendita all’estero, c’è stata una svolta sia nei generi che nelle formule. 
Canali come raiuno e canale 5 ospitano perlopiù prodotti nazionali. Dalla metà degli anni 90 la tv italiana ha preso consapevolezza delle potenzialità produttive nazionali dando vita ad una stagione d’oro con ascolti costanti e vincenti. Il prodotto nazionale ha finora tradito poco. 
All’italia non conviene molto comprare prodotti esteri pochè li compra a scatola chiusa e comunque rendono limitatamente, nel resto d’europa invece il prodotto usa è il prediletto.
In italia il prodotto nazionale con il suo ancoraggio all’universo valoriale collettivo, e con i suoi personaggi di riferimento continua ad essere l’offerta dominante.
Dopo un andamento altalenante alla metà degli anni 90 la produzione di fiction in italia ha assunto i caratteri di un industria impostando il focus degli investimenti sulle produzioni di media e lunga serialità. Si è consolidata la richiesta e i generi. 
Studiando i dati dell’osservatorio sulla fiction italiana emerge che spesso le fiction italiane guardano al passato, ad un bagaglio emotivo e collettivo: Buonanno definisce “fiction dell’identità” (elisa di rivombrosa, aldo moro, perlasca), molto diffuse sono le bibiografie, le storie di eroi, sono poche le concessione al presente con ambientazione mafiosa. 
La predominanza di Raiuno (nella top ten della fiction italiana 1990/2008) è evidente, e dovuta ad un pubblico affezionato alla grande fiction rai, inoltre è importante il posizionamento della rete verso un pubblico più maturo, più coinvolti in fiction di questo tipo. La rai punta soprattutto sulle potenzialità culturali e identitarie. L’attenzione al passato può sembrare un paradosso per il medium della contemporaneità, ma gran parte della programmazione (dalle news all’intrattenimento) si fondano sul presente, ma la fiction è sicuramente la più predisposta a guardare al passato. Inoltre riprodurre storie già raccontate evita flop. Il successo della fiction di identità va ricercato in quel rapporto con la vita quotidiana e la memoria tipica della tradizione orale a cui fa riferimento.
Si può dire che gli anni 70 sono segnati da una produzione sperimentale, gli anni 80 conservano il sapore delle grandi storie di mafia e dei serial di importazione, i 90 al quotidiano e agli eroi comuni e i primi anni del 2000 sono caratterizzate da fiction identitarie e il ritorno al già noto. Scorrendo tra i palinsesti 2008/2009 si vede un ritorno alla contemporaneità (cesaroni, un medico in famiglia..).

Tratto da LA FICTION TELEVISIVA di Anna Carla Russo
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