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Agostino di Ippona

Agostino nasce a Tagaste nel 354 d.C. e muore a Ippona nel 430. Nel 386 avviene la sua conversione al Cristianesimo.
Tre sono le idee centrali della sua filosofia:

. Dio è la Verità. Il discorso sulla vera conoscenza prende le mosse dalla polemica contro il Manicheismo. I manichei presumevano di poter raggiungere la verità con l’ausilio della sola ragione. Agostino ribadisce che la verità è una sola ed è già data, e che lo scopo sia della filosofia che della teologia è quello di chiarire in termini razionali la verità rivelata. La filosofia neoplatonica può aiutare l’uomo a raggiungere l’intelligenza della fede, perché è la più vicina alla religione cristiana, ma solo Dio può permettere all’uomo di raggiungere la vera conoscenza, facendogli intuire, attraverso la rivelazione, le verità ideali eterne, presenti nel Verbo come modello della realtà creata.
Dio non è solo trascendente, ma è anche dentro l’uomo, nel suo animo, è immanente. Se vuole ritrovarne le tracce, l’uomo deve recuperare la dimensione dell’introspezione.

. L’analisi dell’anima conduce ad una più profonda conoscenza del dogma trinitario. Nelle Confessioni, Agostino si sofferma su questo tema. Innanzitutto interpreta il dogma trinitario in maniera del tutto alternativa rispetto ai Padri greci: mentre questi ponevano l’accento più sulla distinzione in tre persone che sull’unità di esse, Agostino mette in primo piano l’unità della natura divina che sussiste in tre persone. Il perché l’analisi dell’anima conduca ad una più profonda conoscenza della Trinità è semplicissimo. Nell’animo umano si riconoscono le vestigia della Trinità: l’animo umano, infatti, ha una struttura triadica, essendo infatti dotato di essere, intelligenza e vita o anche, se vogliamo, di pensiero, conoscenza e amore. Queste triadi sono un riflesso della Trinità divina.

. La dottrina cristiana ha un valore escatologico. La creazione, che Dio deriva ex nihilo, e in particolare ogni natura umana è corrotta dal peccato originale, ma è sostanzialmente buona perché Dio l’ha originariamente creata in questo modo. La natura umana ha in sé le ragioni del suo riscatto ed è dotata di libero arbitrio, affinché ogni uomo sia chiamato a meritarsi nuovamente la dignità di far parte della Città di Dio.

Il discorso sul libero arbitrio si incastona in una polemica ancora più ampia: quella contro il Pelagianesimo, dottrina del monaco inglese Pelagio (inizio V secolo), secondo la quale i cristiani possono salvarsi con le sole opere e senza l’aiuto della grazia, perché in realtà, a seguito del peccato originale commesso da Adamo, la capacità umana di fare il bene non si è indebolita. Agostino afferma, invece, che con Adamo e in Adamo ha peccato tutta l’umanità, e che il genere umano è una sola massa dannata: nessun membro può essere sottratto alla punizione eterna se non dalla misericordia e dalla non dovuta grazia di Dio. Sono quindi necessari entrambi gli elementi, le opere e la grazia, perché senza l’aiuto di Dio l’uomo non può salvarsi.

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