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Massimo il Confessore e Giovanni Damasceno

Altro importante esponente della scuola di Bisanzio è Massimo il Confessore. È spesso legato alla figura di Dionigi, poiché, negli Ambigua, si dedica alla chiarificazione di alcuni passi delle opere di Dionigi, oltre che di quelle di Gregorio Nazianzeno.
Grazie alla sua opera si ha una più completa definizione razionale del dogma cristologico. La definizione di questo dogma viene sancita in due concili:

. il Concilio di Efeso (431 d.C.), in cui prende corpo la condanna del Monofisismo che, identificando la natura umana con quella divina, sminuiva il vero valore della persona di Cristo (perché attribuiva a Cristo ‘una sola natura’, anziché due, cioè una umana e una divina);

. il Concilio di Calcedonia (451 d.C.), in cui viene condannata l’eresia opposta, quella di Nestorio che, distinguendo la natura umana da quella natura divina, affermava che Cristo non poteva essere uomo e Dio allo stesso tempo.

Ultimo grande esponente di questa scuola è Giovanni Damasceno. Prese posizione nel feroce dibattito sull’iconoclastia sviluppatosi nella prima metà dell’VIII secolo, schierandosi a favore del culto delle immagini, a patto che si distinguesse tra la latria (adorazione), riservata esclusivamente a Dio, e la proskynesis (venerazione), riservata a persone autorevoli (Maria, i santi, persone investite di un’autorità), o a oggetti legati al culto di Dio (tra cui le icone). La sua opera più importante è il De fide ortodoxa.

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