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La reazione dei genitori di fronte a una malattia grave del figlio


I genitori tendono di solito a tenere nascosto fino all’ultimo l’intervento, sperano sempre che il bambino non sappia, non capisca, che nella sua innocenza non si accorga di nulla. Il bambino spesso tace e non chiede anche per proteggere i suoi genitori alla sofferenza che potrebbe causare in loro il fatto che lui sa oppure per una forma di difesa dal timore di venire a sapere quale sia effettivamente il suo male. Nei fatti capita che il bambino venga lasciato solo con le sue paure.
Per permettere al bambino di esprimere la propria paura è necessario che l’operatore e il genitore abbiano superato le ansie derivanti dalla malattia stessa e siano quindi pronti ad ascoltare senza sentirsi messi in una situazione psicologicamente pericolosa.
Il problema diventa più grande quando ci si trova di fronte una malattia grave, cronica o mortale.
Il genitore vive la malattia cronica come un grave attacco alla sua persona e alla sua capacità di generare bambini sani e, per scaricare se stesso dalla possibilità di essere personalmente responsabile della malattia, può tentare di incolpare il figlio del suo male. Se il bambino accetta questa interpretazione della propria malattia, può affidarsi completamente al genitore e diventa incapace di autogestirsi, peggiorando il suo stato generale.

Tratto da LA PAURA DEL LUPO CATTIVO di Anna Bosetti
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