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Da Gierek a Solidarnosc e al “ritorno in Europa”

Durante il governo Gierek migliorarono i rapporti con la Chiesa, che progressivamente consolidò gli spazi conquistati. La chiesa polacca degli anni ’70 fu molto attiva nel denunciare i mali della società. L’errore di Gierek fu quello di voler iniziare una lotta con la Chiesa Cattolica sul terreno della concorrenza tra modelli sociali. Gierek diede il via ad un insieme di riforme: nel ’75 entrò in vigore il nuovo codice del lavoro, che però mantenne l’apparato repressivo e non concesse il diritto di sciopero. Nel ’76 furono apportate delle modifiche alla Costituzione inserendovi il carattere socialista dello stato, il ruolo direttivo del PZPR e l’amicizia con l’Urss come valore fondamentale dello stato polacco.
Economia: il V congresso del partito confermò il cammino riformista intrapreso e proclamò la parola d’ordine della “transizione allo stadio di sviluppo intensivo e selettivo dell’economia”. Prevalse l’idea di un processo graduale di miglioramento del sistema di pianificazione tramite grandi organizzazioni economiche (GOE) indicate come unità pilota. Tuttavia nel complesso il sistema economico diede sempre più segni di squilibrio.
Politica estera: Gierek ebbe la fortuna di operare in un clima di crescente distensione. Il disgelo tra i due blocchi si completò a Helsinki nel ’75, con la firma dell’Atto finale della Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa (CSCE). Grazie all’operato di Brandt e Schmidt migliorarono i rapporti con la Germania federale e gli USA mantennero la clausola di nazione più favorita per la Polonia. Aumentavano gli spazi di libertà e critica e si restringevano le possibilità di tornare indietro.

Tratto da LA POLONIA di Giulia Dakli
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