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Comunità, soggetto e azione sociale per Weber

“Società” per Weber concreto luogo di associazioni, di scambi, di conflitti, plasmato dalle idee e dalle azioni dei soggetti individuali e collettivi, in cui l’incontro-scontro di credenze e di interessi è il vero determinante del possibile ordine esistente, al di là di ogni ipotetica anima profonda di solidarietà e di ogni forma di coscienza collettiva. L’azione non è per Weber espressione della struttura sociale ma di concreti soggetti umani: e come tale, pertanto, essa va non solo SPIEGATA secondo il metodo delle scienze naturali, ma COMPRESA a livello delle INTENZIONI che la muovono e delle relazioni mezzi-fini che la sostengono, onde coglierne il SENSO che ad essa attribuiscono i soggetti agenti (≠ Durkheim che guardava al fatto sociale come ad “un modo di pensare, agire, sentire, esterno all’individuo e dotato di un potere coercitivo in virtù del quale gli si impone) quello di Weber è un concetto che mette in primo piano il senso di un SOGGETTO ATTIVO, capace di scegliere e di decidere sulla base dei suoi processi di valutazione e rappresentazione cognitiva. In quest’ottica Weber parla di COMUNITA’ quando l’orientamento all’azione poggia “su una comune appartenenza”, soggettivamente sentita (affettiva o tradizionale) degli individui che a essa partecipano; ASSOCIAZIONE “la disposizione all’agire sociale poggia su di una identità di interessi, oppure su un legame di interessi motivato razionalmente rispetto al vero scopo” La grande maggioranza delle relazioni sociali ha in parte il carattere di una comunità ed in parte il carattere di un’associazione così una relazione sociale per quanto razionale e “freddamente creata rispetto ad un fine può far nascere valori di sentimento che procedono oltre lo scopo”, e analogamente una che abbia caratteri prevalentemente di comunità può essere orientata in varia misura razionalmente rispetto a uno scopo. 
Ci sembra che proprio in tal senso si possa andare a cercare almeno una delle componenti che dovrebbero stare al fondo delle preoccupazioni teorico-pratiche di una psicologia di comunità rivolta contemporaneamente all’individuo ed alla collettività, e diretta soprattutto all’attivazione di risorse sia individuali che collettive. Poiché spesso tali potenziali risorse sfuggono ai meccanismi razionali attraverso cui le istituzioni governano il sistema sociale, è proprio in quelle possibili forme associative (o in quelle tendenze individuali) basate su valori non utilitaristici e solidaristici che occorre rinvenirle; in un ambito dunque in cui le tradizionali componenti “comunitaristiche” conservano il loro significato pur nel contesto organizzato in modo “societario”. 

Tratto da LA PSICOLOGIA DI COMUNITÀ di Ivan Ferrero
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