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Dall'igiene mentale alla psicologia di comunità

Dall'igiene mentale alla psicologia di comunità 

DECENTRAMENTO LOCALISTICO COMUNITARIO dell’Amministrazione Kennedy-Johnson coniugazione dell’intervento psicologico, con l’intervento sociale e verso un’ottica che mira a ragionare in termini di risorse possibili, da rinvenire e da attivare non tanto a livello istituzionale quanto nella società civile delle associazioni, dei gruppi, delle chiese, delle azioni che si dispiegano a livello di comunità etniche e religiose, di quartiere, ecc. 
I nuovi provvedimenti promossi dal governo federale favorirono la nascita della psicologia di comunità anche attraverso la polemica che essa sviluppò verso il modo, a suo avviso troppo conservatore e tradizionalista, con cui i dettami del CMHCA venivano (con qualche piccola eccezione) applicati: direzione dei centri affidata agli psichiatri, ottica eminentemente medicalistica, scarsi elementi di personalizzazione del rapporto con gli utenti, impegno nella prevenzione troppo limitato e soprattutto carente di apertura verso la dimensione sociale dei problemi. Quello che gli psicologi a Swampscott propongono è un’ottica essenzialmente diretta a recuperare il senso del sociale di contro all’ottica tradizionalmente individualistica della psichiatria e della psicologia clinica. 
Disturbi e disagi vanno perciò affrontati in un’ottica diretta non tanto a “curarli” quanto a prevenirli, promovendo migliori condizioni di esistenza delle persone: queste ultime viste non come “pazienti” in senso più o meno tradizionale ma piuttosto come individui che impegnano le risorse disponibili nel loro contesto di vita per affrontare i problemi quotidiani del lavoro, della salute, della crescita dei figli, della casa e così via. L’opera dello psicologo (di cui viene auspicata una formazione più largamente aperta in senso sociologico, economico, politico) deve essere perciò diretta soprattutto a rinvenire ed attivare le risorse possibili, accrescendo capacità, contribuendo ad annodare reti sociali, favorendo l’iniziativa dei singoli e dei gruppi. Un lavoro dunque svolto in una dimensione comunitaria, che vede i problemi individuali come strettamente connessi a quelli sociali e si rivolge all’individuo nell’insieme delle sue relazioni con gli altri e con il contesto PARTECIPANT CONCEPTUALIZER idea di maggiore rottura rispetto allo spirito dell’epoca stravolge la concezione classica del setting andare verso i problemi umani così come si manifestano nel contesto sociale piuttosto che non restare ad aspettare che i problemi arrivino alla psicologia di comunità. 
Psicologia di comunità tendenza radicale non dissimile dall’antipsichiatria europea sui rapporti di potere che si instaurano tra il medico ed il paziente, potere che è espressione di quei più forti poteri attraverso i quali i ceti dominanti nella società si impongono sugli altri anche attraverso il rapporto salute-malattia. 
L’ottica ecologica 
Piattaforma concettuale della psicologia di comunità americana (della sua ottica) è essenzialmente costituita dall’approccio ecologico (≠ Human Ecology della Scuola di Chicago) di Roger Barker (allievo di Lewin) ECOLOGIA PSICOLOGICA molto distante, in verità, dall’ottica lewiniana. 
 
SETTING COMPORTAMENTALI (cittadina di Midwest) 884 situazioni suscettibili di determinare condotte specifiche del tutto indipendenti dalle persone coinvolte procedimento “da telecamera” alquanto illusorio il punto di vista dell’osservatore non è mai neutrale; inoltre i dati non “parlano da sé”, non hanno in sé una loro verità. Questi setting, ancorché descritti con un linguaggio apparentemente lewiniano, parlando, cioè, di forze, di equilibri, di interdipendenze, non hanno in realtà alcun rapporto con le situazioni analizzate da Lewin in cui si trovano persone che pensano, che hanno sentimenti, che agiscono in relazione con ambienti, climi culturali e problemi. Il rapporto tra ambiente e comportamento è nell’ottica dei setting decisamente deterministico in modo unidirezionale. 
Fondandosi in parte sui lavori di Barker, James G. Kelly ha elaborato un’ottica ecologica in relazione all’intervento nei servizi di igiene mentale che la psicologia di comunità ha largamente sposato. Essa è basata sui concetti di RISORSA e di ADATTAMENTO. Una comunità, intesa in senso ecologico, è secondo Kelly, un SISTEMA CHIUSO in cui ogni elemento è legato a tutti gli altri da un rapporto di INTERDIPENDENZA, in modo che ogni cambiamento in una parte influenza tutte le altre; è un sistema che si mantiene su un CICLO di RISORSE che vengono prodotte, trasferite e consumate in modo ciclico secondo una classica metafora ecobiologica. Ognuno deve in qualche modo adattarsi alle risorse disponibili, far fronte ai cambiamenti e così via. L’analisi di queste situazioni è fondamentale per capire i processi in atto e per intervenirvi. 
Rendendosi conto dei limiti connessi con un approccio di questo tipo che, come dicono Levine e Perkins è fondamentalmente “astorico” e poco adatto a cogliere gli aspetti più propriamente connessi con la psicologia delle persone, vari esponenti della psicologia di comunità hanno cercato di integrarlo, utilizzando, ad esempio, gli studi di Moos sui climi sociali, ma l’assetto di base non è molto cambiato. In sintesi, dicono Levine e Perkins, l’analogia ecologica puntualizza essenzialmente i seguenti aspetti: 
L’influenza che l’ambiente fisico e sociale esercita sul comportamento 
L’interdipendenza tra gli individui nell’ambito di specifici gruppi sociali intesi come comunità 
Una prospettiva di ricerca e di intervento che si indirizza ad “unità più larghe che non individui” 
Una ricerca che tende a svolgersi in contesti naturali e non in laboratorio o in setting clinici tradizionali 
Un contesto di ricerca-intervento mirato a promuovere una collaborazione attiva e partecipativa tra il ricercatore ed i residenti. 
Lo sforzo maggiore per inserire la visione ecologica in un contesto in cui, pur conservandosi i suoi principi di base ed essenzialmente quello di indirizzare l’intervento e la ricerca su “unità più larghe che non gli individui”, ci si facesse carico anche dell’ATTIVITA’ PSICOLOGICA delle PERSONE, è stato compiuto più recentemente da Kingry – Westergaard e Kelly l’ottica ecologica diviene una specie di programma generale di ricerca-intervento sul terreno ed i punti innovativi sono costituiti: 
a. La situazione che coinvolge setting e persone deve essere compresa nel suo significato attraverso una stretta collaborazione tra i ricercatori ed i partecipanti cui la ricerca è indirizzata 
b. Persone e setting del contesto interagiscono con persone e setting esterni e viceversa, in un reciproco processo di influenzamento 
c. Le persone influiscono sul setting ed il setting sulle persone, una persona influenza le altre ed un setting influenza gli altri setting 
L’ottica ecologica diviene, quindi, un programma di intenti generali nel quale sono ribaditi sia il carattere sociale dei problemi umani sia la concezione sociale della persona, ma senza specificamente tradursi in modelli teorico metodologici di approccio 

Tratto da LA PSICOLOGIA DI COMUNITÀ di Ivan Ferrero
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