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Dalla prevenzione alla psicologia "nella" comunità

PREVENZIONE PRIMARIA interventi prima che la malattia insorga, è ovviamente quella più radicale e decisiva. 
PREVENZIONE SECONDARIA agisce nel periodo di latenza della malattia, intervenendo cioè quando non siano ancora in atto dei disturbi soggettivi l’accertamento diagnostico precoce è lo strumento essenziale in questo senso, accompagnato da interventi terapeutici. 
PREVENZIONE TERZIARIA attuata quando ormai la malattia è in atto, cerca di limitarne gli effetti in tal senso equivale praticamente alla cura; resta “prevenzione” in quelle forme che tendono a prevenire ulteriori disagi o dolori alla persona ad e. con la riabilitazione in caso di invalidità. 
Accanto alla concezione “tecnica” fondata sull’intervento a livello dell’assetto bio-chimico-fisico dell’organismo umano, che consente un fondamentale approccio basato sullo schema causa-effetto, si è fatta strada un’altra idea di prevenzione, che non solo mira all’ambiente fisico, alla bonifica delle paludi o alla costruzione di fognature e di acquedotti, ma che chiama in causa anche l’ambiente storico-umano-sociale, le condizioni di esistenza. 
L'idea di prevenzione segna una grande svolta nella storia perché la malattia non è più considerata un inevitabile prodotto della natura umana bensì è vista come effetto di cause anche non esistenti di per se in natura come povertà, sfruttamento, ignoranza, ineguaglianza. 
Tra il 1910 e il 1920 saranno i medici dei poveri a portare avanti la battaglia per migliorare le condizioni generali di vita. Basaglia fa aprire le porte dei manicomi e sono ancora storie di poveri ad uscirne. La legge 180 del 1978 sancisce tra l'altro: a) divieto di nuovi ricoveri negli ospedali psichiatrici; b) controllo giudiziario sul ricovero forzato; c) istituzioni di strutture per effettuare sul territorio l'assistenza. Ancora una volta la dimensione sociale dei problemi viene in primo piano. 
L'idea di RELAZIONE consente di non riprodurre la separazione fra la sfera individuale e la sfera contestuale e nello stesso tempo permette di guardare al contesto come ad un sistema più ampio di quello definito dai rapporti interpersonali diretti (MICROSISTEMA) e di quello definito dai rapporti tra microsistemi (MESOSISTEMA: ad esempio famiglia e scuola). Viene teorizzato l'ESOSISTEMA costituito dal sistema cui l'individuo non partecipa direttamente ma che influisce su di lui (ad esempio x un ragazzo la classe del fratello maggiore) e un MACROSISTEMA costituito da culture ed organizzazioni più ampie (norme, ideologie). 
Prevenire risalendo al tessuto di relazioni. 
Prevenzione come RICERCA ma anche come INTERVENTO se realizzata nei modi e nelle forme di una RICERCA AZIONE di tipo PARTECIPATIVO. 

Tratto da LA PSICOLOGIA DI COMUNITÀ di Ivan Ferrero
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