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Il concetto di rete sociale

Parlando di rete in ambito sociale, intendiamo l’insieme di relazioni esistenti tra persone, anche se queste non necessariamente si incontrano nello stesso momento e nello stesso luogo. I nodi rappresentano gli individui, i gruppi, le organizzazioni, mentre le linee identificano l’insieme delle relazioni. Il concetto di rete può essere considerato un modo per definire la realtà di una persona, cioè il significato che questa attribuisce alle relazioni, al contesto in cui vive, e viceversa, il significato che gli altri, le relazioni ed il contesto attribuiscono alla persona stessa. Il concetto di rete assume, così, il ruolo di uno strumento di lettura della realtà psicologico-sociale. 
DIFFERENZA TRA LA RETE ED IL SISTEMA La differenza sostanziale tra il sistema e la rete è data dal significato assunto dall’interazione. Se nel modello sistemico interazione significa interdipendenza, nel modello a rete questa significa comunicazione. Le unità componenti il sistema hanno, quindi, ruoli interdipendenti, specializzati e differenziati, finalizzati al funzionamento del sistema stesso. Nel reticolo, al contrario, le unità non sono necessariamente in reciproca interrelazione e, soprattutto, le eventuali interrelazioni non sono mirate al funzionamento della rete stessa. A differenza del sistema sociale, che ha come requisito necessario per la sua definizione il fatto che le “interazioni specifiche tra i componenti presi in esame siano più intense, abbiano natura distinta rispetto alle interazioni dei componenti stessi”, nel modello reticolare le unità non condividono necessariamente i fini, i valori, le culture specifiche. L’unico elemento ad essere obbligatoriamente in comune tra le componenti della rete è la relazione diretta o indiretta con il soggetto, individuale o collettivo, scelto come il centro del reticolo, portando quindi l’attenzione sulle relazioni tra le unità piuttosto che sulla rappresentazione delle unità stesse. 
RETE A-CENTRATA (in una visione “copernicana”) la rete è per definizione priva di un centro. Questo significa, ad esempio, pensare ad una rete non gerarchica dove ogni nodo equivale all’altro ed in cui – qualora manchino i nodi che collegano aree adiacenti – il collegamento può avvenire per lontane connessioni. In questa metafora il rapporto tra locale e globale può essere ribaltato a favore del locale in quanto le trasformazioni di insieme sono descritte da trasformazioni locali ciò può essere anche interpretato come prevalenza dell’elemento orizzontale su quello verticale (esempio Internet). 
RETE EGOCENTRATA (in una visione “tolemaica”) la rete viene costruita e descritta ponendo al centro una persona (ego) dalla quale si dipanano le sue relazioni. In questa immagine la rete sociale può essere definita come l’insieme delle persone che intrattengono una relazione con ego, cioè come una parte specifica della totalità di relazioni di un dato soggetto. Ogni persona infatti “trova, cerca o evita” nel corso della propria vita diverse persone e relazioni alcune delle quali possono essere ereditate, come la famiglia, altre formatesi nel corso del tempo. Questo insieme costituisce la rete sociale di ogni soggetto, diversa e specifica per ogni persona » “La rappresentazione temporale della rete è costituita dalla famiglia estesa che comprende le diverse generazioni; quella spaziale è costituita dall’insieme degli amici della famiglia, dei coetanei e dei vicini. La rete di ogni individuo è la somma totale dei rapporti umani che hanno avuto un’importanza durevole nella sua vita.” » La rete egocentrata è di particolare utilità nell’ottica psicologica in quanto offre l’immagine di un soggetto non isolato in un sociale generico, ma inserito in una trama di relazioni che l’analisi può specificare a vari livelli. Si tratta di un soggetto fondamentalmente attivo in quanto, come sopra accennato, la rete sociale è costituita solo in parte da relazioni in cui l’individuo si trova immerso nascendo e sviluppandosi l’altra parte è “costruita” dal soggetto stesso nel corso della sua attività e non è necessariamente statica in quanto il soggetto, attraverso l’azione, la può modificare sotto vari aspetti. D’altronde, in chiave psicologica, nessuna relazione è “passiva” nella misura in cui è sempre attraverso l’interazione che il soggetto ed i suoi interlocutori le danno un significato. 
Tale idea di attività, a ben guardare, è anche rintracciabile nelle reti a-centrate, in quelle cioè che non trovano il loro centro in una persona fisica. Infatti l’idea di rete ci porta necessariamente ad un sociale costituito dalle relazioni che si creano tra le persone, tra le persone e gli elementi materiali e simbolici dell’ambiente e più ampiamente tra gruppi, organizzazioni, istituzioni. In altri termini, il concetto di rete evoca un’idea di società intesa non come una serie di “fatti” che si impongono sulla vita dei soggetti, singoli e collettivi, ma di una società che è costruita (e cambiata, trasformata, fatta, disfatta) dall’agire umano. Questa visione ha come evidenti punti di riferimento teorico le concezioni della società e del rapporto tra l’individuo e la società avanzate da Max Weber, da Rimmel, da Cooley, dai ricercatori della Scuola di Chicago. 
Sono concezioni che si oppongono allo strutturalismo di stampo durkheimiano che vede la società soprattutto livello di fenomeni macrostrutturali quali la densità di insediamento su un territorio, l’insieme delle attività socioeconomiche, le grandi rappresentazioni collettive e così via. È evidente peraltro che anche queste concezioni strutturali non possono essere ignorate in psicologia di comunità, essendo ben dimostrato quanto il macrosociale agisca sui livelli “micro” delle interazioni. 
Esempio dell’analisi di Collins sull’amicizia La scelta degli amici è determinata dal fatto che i gruppi amicali tendono ad essere omogenei in base alla classe sociale, al gruppo etnico di appartenenza, al sesso, all’età. 
MARK GRANOVETTER sostiene che l’esperienza individuale è strettamente connessa alla dimensione macro della struttura sociale - ben oltre le intenzioni ed il controllo dei singoli individui – ma riconosce che il ruolo di numerose variabili (di cui la struttura dei reticoli individuali e la mobilità non sono che alcune tra le più importanti) debba essere collegato meglio con gli altri elementi in gioco. 

Tratto da LA PSICOLOGIA DI COMUNITÀ di Ivan Ferrero
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