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L’azione come processo socio-cognitivo

L’azione come processo socio-cognitivo 

Conoscere e agire :
Riprendere il concetto di AZIONE di WEBER (capitolo II) 
PORONS (1937) lo riprende e traccia uno schema utilizzabile come impianto di base: 
AZIONE essenzialmente descritta: 
a. Da un AGENTE attivo rispetto a qualcosa 
b. Da un FINE inteso come possibile situazione futura che indirizza l’agire 
c. Da una SITUAZIONE ESISTENTE diversa da quella designata dal fine 
d. Da un SISTEMA di RELAZIONI che collegano tra loro l’agente, il fine, la situazione. 
In chiave più propriamente psicologia, l’azione presume alla sua fonte un soggetto capace di rappresentazioni,di scelte, di decisioni consapevoli, di proporsi scopi e di tradurli in progetti che poi cerca di mettere in atto controllando sia i mezzi e le risorse di cui dispone, sia lo svolgimento dell’attività. 
L’azione è fondamentalmente un PROCESSO SOCIO-COGNITIVO che COLLEGA in modo ATTIVO la DIMENSIONE SOGGETTIVA e quella OGGETTIVA dell’universo umano: infatti essa, pur essendo innescata e parzialmente controllata da FATTORI PSICOLOGICI (l’intenzione, lo scopo, il progetto, nonché le rappresentazioni e le valutazioni che vi si legano) necessita, per realizzarsi, dell’intervento di FATTORI OGGETTIVI che possono essere solo in parte controllati dal soggetto abilità e risorse. 
L’azione pur essendo intrinsecamente connessa con il sistema cognitivo, è espressione di un rapporto con il mondo diverso da quello che si realizza attraverso la cognizione. Diverso almeno in due sensi: In primo luogo perché non può mai essere realizzata indipendentemente da quei FATTORI NON COGNITIVI che le sono necessari. In secondo luogo perché l’azione ha sempre un EFFETTO sull’ESTERNO del soggetto di solito quello di produrre un cambiamento, fosse pure minimo, oppure di impedirlo. 
Ovviamente, un’azione dotata di senso può comporsi di diverse sotto-azioni integrate in un sistema, può, nel corso della sua attuazione, farci ridimensionare scopi e modificare controlli, addirittura indurci a cambiarli totalmente. Questo è dovuto alle caratteristiche di andata e ritorno (FEEDBACK) che legano attività mentale ed attività pratica. 

Il percorso retroattivo dell’azione: 1960 Miller, Galanter e Pribram UNITÀ TOTE comprende ad un tempo attività, informazione e controllo cognitivo. 
SCHEMA del LIVELLO di ASPIRAZIONE il TOTE è un modello alquanto meccanicistico. Invece molto più vicino all’esperienza comune è lo Schema del Livello di Aspirazione, che già molti anni prima LEWIN aveva messo a punto tenendo conto della duttilità dei progetti, delle aspirazioni umane e degli elementi emozionali che intervengono nel quadro. Concepito inizialmente presso l’Istituto di Psicologia di Berlino negli anni ’20 – 30 da TAMARA DEMBO per analizzare come nei bambini si strutturano progressivamente le relazioni tra desideri, richieste dell’ambiente e percezione delle proprie possibilità, esso diviene poi uno schema standardizzato attraverso il quale studiare la DINAMICA che si produce tra i seguenti elementi: ASPIRAZIONI del SOGGETTO (cioè sue intenzioni in azioni mirate a risultati ottimali), sue REALI CAPACITÀ di PRESTAZIONE, di PERCEZIONE, di VALUTAZIONE dei RISULTATI dell’AZIONE e quindi di vedere gli aggiustamenti delle aspirazioni delle attività successive. Metodologia: il soggetto è messo di fronte ad un problema abbastanza familiare valutabile in termini quantitativi, il soggetto formula una previsione sulla prestazione sotto forma di aspirazione, a prestazione avvenuta si chiede al soggetto un giudizio quantitativo sul risultato, il soggetto formula una nuova previsione per la prova successiva che sarà uguale alla prima. Tutto questo permette il formarsi di una aspirazione in relazione a esigenze di ottimizzazione dei risultati e alle proprie capacità. Si verifica quindi sia il livello di realtà a cui il soggetto si situa sia la capacità di proiettarsi su un'altra realtà attuabile con l'azione. Il processo retroattivo di azione è quello in cui i risultati dell'azione compiuta ritornano sulla percezione e cognizione diventando base di nuove azioni. Il successo e l'insuccesso non sono dimensioni simmetriche, l'insuccesso provoca non solo adeguamento cognitivo ai dati di realtà ma anche atteggiamenti di ordine difensivo, demotivanti. Teoria di Kuhl percorso attraverso cui l'intenzione si traduce in azione: attenzione selettiva, controlli di: encoding (codificazione degli stimoli collegati all'intenzione), emotivo, motivazionale, ambientale, e riduzione dell'elaborazione delle informazioni (cioè rinuncia a acquisire informazioni su percorsi alternativi). 


Tratto da LA PSICOLOGIA DI COMUNITÀ di Ivan Ferrero
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