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Hume - Della ragione degli animali


Gli animali, al pari dell’uomo, imparano molte cose dall’esperienza. Grazie ad essa, essi conoscono le proprietà degli oggetti: la natura del fuoco, dell’acqua, della terra. Un cavallo, abituato ai campi da corsa, impara a conoscere l’altezza in grado di saltare e non tenterà mai quella che supera la sua abilità. Così è l’esperienza a rendere un cane timoroso, quando lo si minaccia.

Gli animali non sono guidati in queste conclusioni dal ragionamenti; né lo sono i fanciulli, né lo sono i filosofi. La natura deve dunque aver fornito un altro principio d’uso. Se ciò vien messo in dubbio negli uomini, è incontestabile sugli animali; ed una volta che tale conclusione è stabilita per gli animali, Hume crede che debba essere universalmente ammessa.

E’ soltanto la consuetudine che spinge gli animali ad inferire da qualsiasi oggetto che colpisce i sensi ciò che di solito l’accompagna, e che porta la loro immaginazione a concepire per l’apparire dell’uno, l’altro, in quella maniera particolare che chiamiamo credenza.

Lo stesso ragionamento sperimentale, che abbiamo in comune con le bestie e da cui dipende la condotta della vita, non è altro che una specie di istinto o di potere meccanico. Per quanto esso sia differente, è lo stesso che insegna all’uomo a fuggire dal fuoco, e all’uccello l’arte del covare.

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