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Le idee di Dante

Dante rivela la propria appartenenza al Medioevo nella tendenza a interpretare la realtà sulla base di principi universali e gerarchici. Mostra sì una sensibilità nuova, ma gli è estranea la specializzazione del sapere; ed egli può così occuparsi di politica, religione, linguistica, filosofia. In Dante si configura insomma la tendenza all'integrazione dei saperi, tipica della cultura medievale.

La politica. Nella vita di Dante è possibile distinguere due momenti separati. Durante l'esperienza politica tra il 1295 e il 1301, Dante difende l'autonomia del Comune dalle ingerenze della Chiesa. Dopo l'esilio, Dante matura il rifiuto della frammentazione prodotta dall'esperienza dei Comuni e rilancia un modello universalistico, come dimostra il De Monarchia.

Qui Dante afferma la legittimità del potere imperiale, fondato sulla tradizione romana e voluto da Dio per rimediare alla degenerazione della storia umana. Alla contrapposizione secolare tra Impero e Chiesa, Dante stabilisce una distinzione di funzioni: all'imperatore spetta intero il potere temporale, al papa quello spirituale. La critica alla civiltà comunale sta anche nel rifiuto della sua logica del guadagno. Dante non ammette che l'attività umana faccia a meno di un modello.

Filosofia e teologia. Nel Convivio, Dante afferma l'indipendenza di filosofia divina (teologia) e umana; ciò lo pone all'interno di un filone di aristotelismo radicale influenzato dal filosofo arabo Averroè. D'altra parte, nella Commedia, Dante è suggestionato dalla rielaborazione della tradizione aristotelica di san Tommaso. Dal tomismo, accoglie soprattutto l'unione di fede e ragione: la fede nelle verità rilevate si accompagna alla fiducia nella loro dimostrabilità razionale.

Ciò nondimeno, Dante subisce anche la suggestione di sant'Agostino, le cui Confessioni sono un modello per la Commedia, e Boezio, il cui De Consolationae philosophiae orienta almeno in parte la tendenza all'allegoria riscontrabile nel Convivo e nella Commedia.

Lingua e poetica. Il nucleo del pensiero linguistico di Dante consiste nella valorizzazione del volgare, innalzato già sul piano teorico alla dignità degli argomenti più illustri e dello stile tragico. Mentre però nel De Vulgari Eloquentia vi è una concezione astratta e idealizzata della lingua, nella Commedia è messa a frutto l'accurata ricognizione concreta della realtà linguistica italiana.

Tratto da LA SCRITTURA E L'INTERPRETAZIONE I di Domenico Valenza
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Dettagli appunto:

  • Autore: Domenico Valenza
  • Università: Università degli Studi di Catania
  • Facoltà: Lettere e Filosofia
  • Corso: Lettere
  • Esame: Letteratura italiana
  • Titolo del libro: La scrittura e l'interpretazione: storia e antologia della letteratura italiana nel quadro della civilta europea, Volumi 1-5
  • Autore del libro: Luperini Romano, Cataldi Pietro, Marchiani Lidia
  • Editore: Palumbo, Palermo
  • Anno pubblicazione: 1998

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