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Il sociologo della salute come "mediatore" di senso


Affinché la comunicazione sanitaria sia una comunicazione efficace è necessario concepirla, sempre più, come comunicazione socio-sanitaria e non come mera informazione sanitaria.
Solo attraverso specifici studi sociologici è possibile rendersi conto di quali effetti abbiano le rappresentazioni sanitarie sulla richiesta di cure, sulla scelta del terapeuta, sulla compliance e sulla soddisfazione per la relazione con gli operatori e le istituzioni sanitarie. Inoltre, accanto a questa dimensione, vi sono gli aspetti epidemiologici "macro" che senza adeguate teorie sociologiche difficilmente possono essere posti in connessione, e quindi interpretati, con quegli aspetti culturali che, abbiamo visto, incidono sullo stato di salute di una popolazione o di un gruppo sociale.
La cultura sanitaria non va quindi intesa in senso deterministico come un sistema che, durkheimianamente, dirige le azioni dei soggetti individuali, ma come un sistema con confini labili e multidimensionali.
Al sociologo della salute dunque, nell'ambito della comunicazione socio-sanitaria, spetta il compito di fornire indicazioni su come i diversi messaggi possono essere efficacemente inviati ai destinatari.
La sociologia della salute diviene spendibile, in questo amto, quando ricopre il ruolo di filtro tra istituzioni sanitarie e cittadini. Tale filtro dovrebbe essere aperto da entrambi i lati.

Tratto da LA SPENDIBILITÀ DEL SAPERE SOCIOLOGICO di Angela Tiano
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