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Origine e sviluppo della sociologia clinica


Lo studio di Durkheim sul suicidio è stato considerato il primo lavoro sociologico per analizzare su base empirica le reciproche relazioni fra struttura sociale e fattori individuali: "più di ogni altro sociologo classico egli ha utilizzato un modello clinico". Egli trasforma a fatto sociale un tema considerato come opzione individuale. Il suicidio, infatti, non è un fatto individuale: più è bassa la coesione sociale è più è alto il tasso di suicidi e viceversa. Qui si trova la genesi della sociologia, secondo Cipolla.
La definizione di clinico non ha qui alcuna valenza medica di tipo patologico: secondo il suo significato etimologico (dal greco Klinikos, derivato da kline, "letto", di origine indoeuropea) ripreso da Wirth, esso indica lo "stare chini", il metodo dello studio di caso individuale come contributo della scienza sociologica ad una comprensione più approfondita dei problemi sociali. Questa è l'origine della definizione di "sociologia clinica" utilizzata per la prima volta nel 1930 da Milton C. Winternitz, un patologo che tentò senza successo di costituire un dipartimento di sociologia clinica. Egli riteneva che il campo della sociologia clinica non dovesse essere ristretto alla medicina, ma potesse estendersi anche in altri settori quali la criminologia.
La possibilità di un intervento sociale basato sulla teoria sociologica si afferma ufficialmente con il primo corso denominato "sociologia clinica" tenuto da Ernest W. Burgess dal 1931 al 1933.
Nel primo articolo scientifico dedicato alla sociologia clinica e pubblicato nel 1931 sull'American Journal of Sociology, Wirth individuava nei consultori per l'infanzia il terreno privilegiato di lavoro per i sociologi clinici, affrontando nel dettaglio la specificità del loro contributo in rapporto a quello degli altri professionisti presenti.
Il campo della sociologia clinica rimane abbandonato sino alla metà degli anni 70, quando un gruppo di sociologi che non possono o non vogliono trovare collocazione accademica si aggregano sino a formare, nel 1978, un'associazione formale, la clinical sociology association. L'associazione, poi divenuta sociological practice association, scaturisce quindi da un mutamento dei percorsi di carriera di questi sociologi che cominciano ad identificare il proprio lavoro come "sociologia clinica" e a fondare una propria rivista, la clinical sociology review a partire dal 1982. Essa svolgerà un ruolo di rilievo nella promozione della sociologia clinica statunitense:oltre a stimolare un'estesa produzione letteraria su attività di insegnamento, ricerca e intervento della sottodisciplina, essa introduce anche un processo di certificazione formale del soiologo clinico.
Negli ultimi due decenni la sociologia clinica ha conosciuto quindi il suo periodo di maggior diffusione negli Usa nei più diversi campi, grazie soprattutto alle possibilità da essa offerte di superare, ad esempio, il tradizionale approccio puramente individualistico ai problemi di salute tipico della medicina o della psichiatria (es: nel campo della salute mentale, disordini della personalità, la paranoia, ecc.).
Un ruolo specifico proposto al sociologo clinico è poi quello di "mediatore di salute" in quanto facilitatore di mutamenti nei comportamenti sanitari adottati da individui, gruppi e organizzazioni tesi a promuovere la salute e a prevenire il disagio.
Al di fuori degli Usa la sociologia clinica ha trovato una qualche applicazione in paesi come il Canada, il Sud Africa, il Brasile, il Messico e l'Uruguay. In Europa, i due paesi dove ha suscitato maggiore interesse sono stati la Francia e l'Italia. Nel primo caso, l'enfasi è stata posta soprattutto su di una socioanalisi clinica di ispirazione psicoanalitica. In Italia, nel 1992, si costituisce pressi il dipartimento di filosofia e scienze sociali dell'università di Cassino il gruppo italiano di sociologia clinica, che organizza successivamente il primo seminario internazionale di sociologia clinica, i cui atti sono stati poi raccolti in volume.

Tratto da LA SPENDIBILITÀ DEL SAPERE SOCIOLOGICO di Angela Tiano
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