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L'utopia di Thomas More (1477- 1535)

L'utopia è un'isola felice.
Utopia come il resoconto di una lunga conversazione tra l’autore, il suo amico Peter Gilles e Raffaele Itlodeo (personaggio di fantasia).

L’opera è divisa in due libri, la prima parte contiene una polemica violentissima contro gli ordinamenti politici inglesi, e in particolare viene condannata la pratica di sanzionare il furto con la morte, diffusasi sotto Enrico VII. La pena viene ritenuta ingiusta perché sproporzionata alla gravita del danno, assurda, in quanto incinta il ladro ad uccidere il derubato, inefficace in quanto non incide sulle cause che conducono al furto.
Secondo Itlodeo, furto, vagabondaggio ed omicidio sono la conseguenza delle enclosures che espellono dalla terra i contadini
e li riducono alla miseria. Itlodeo, però, fornisce dei rimedi di carattere riformatore, si può intervenire a <a valle> sulla pena, mitigandola, oppure <a monte> sulla politica economica dello stato. Ma queste proposte non eliminano il male. La soluzione radicale è di carattere rivoluzionario e consiste nell’ordinamento economico della comunione dei beni, per assicurare un <regime politico fondato sulla giustizia o sulla prosperità> cioè il regime che è in atto in Utopia, l’isola che Itlodeo ha scoperto durante i suoi viaggi.
La seconda parte del libro contiene la descrizioni dell’isola di Utopia.
L’isola comprende 54 città, ciascuna delle quali è circondata da un territorio esteso dove vivono famiglie rurali di 40 adulti e 2 schiavi.
La produzione agricola confluisce in magazzini cittadini e la città rifornisce la campagna di tutti i beni di cui ha bisogno. In città le donne lavorano la lana o il lino, gli uomini fanno chi il fabbro, chi il mutatore, chi il carpentiere lavorando 6 ore al giorno.

Nell’isola di Utopia, la natura dell’uomo sembra essere rimasta allo stato di innocenza anteriore al peccato originale. Il bene prezioso dell’innocenza va custodito e preservato, occorre disciplinare la società in modo adeguato attraverso un’educazione pervasiva e salda ma se qualcuno viola la legge bisogna punirlo in modo adeguato. Questo è il compito della famiglia monogamica a cui accede la donna che abbia compiuto 18 anni e l’uomo 22. Il matrimonio normalmente è destinato a durare tutta la vita, tuttavia il divorzio è consentito in caso di adulterio o per incompatibilità di carattere. L’adulterio è punito con la più dura forma di schiavitù, mentre gli adulteri recidivi sono condannati a morte.
I giovani obbediscono agli anziani e tocca ai mariti castigare le moglie e ai genitori i figli.

Sifograntìa: insieme di trenta famiglie che si incontrano in grandi saloni per consumare tutti insieme un pasto. Gli anziani svolgono la funzione di pedagoghi ai giovani ma la formazione del cittadino si arricchisce attraverso l’istruzione scolastica, che è pubblica e generale.
La religione di Utopia è il cristianesimo. L’ateismo che venne proibito già dal re Utopo ( il quale diede il nome all’isola) viene trattato con grande diffidenza, infatti viene trattato con generale discredito della società ed escluso dalle cariche pubbliche, perché la sua infermità lo rende un soggetto moralmente e politicamente inaffidabile.

I sacerdoti sono di straordinaria santità e non sono più di 13 per ciascuna città, vengono eletti con voto popolare e i sacerdoti si occupano delle questioni religiosi e regolano il culto divino.
Nelle città come nei distretti rurali si incontrata una magistratura di primo livello, chi la ricopre col titolo di FILARCO viene letto annualmente da ogni gruppo di trenta famiglie e ha il compito di assicurare la diligenza nel lavoro. I filarchi designano un magistrato supremo a vita con il nome di ADEMO. A capo dei 10 filarchi viene posto un  PROTOFILARCO. I 20 protofilarchi, insieme al magistrato supremo e a due filarchi formano il senato della città. La legge ha un compito dichiarativo, cioè di ricordare ai ciascun cittadino il suo dovere.
UTOPIA= descrizione della città ideale. More nel 1516 è un uomo politico, quindi è ben addentro ai meccanismi dell’Inghilterra dei Tudor, se egli si permette di giudicarne i mali, è un testimone diretto e ne constata il consolidamento e l’ampliamento. Quindi egli è utopista e realista.

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PAROLE CHIAVE:

UTOPIA
thomas more