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Il sistema fonologico: vocali e consonanti

Esistono suoni nelle lingue europee detti LABIOVELARI (bocca in avanti, lingua verso il velo palatino). Es. quattro, quaderno… 
Nella gran parte delle altre lingue si semplifica conservando solo le velari o le labiali (il francese ha quatre, ma lo legge catre, solo velare). In lat. QUOQUERE (cucinare, con labiovelare), ma in osco POPERE. In lat. QUINQUE, in greco ????? (pente), senza labiovelare. Così, in PETORRITUS latino, PETOR sta per QUATTUOR, cui si aggiunge ritus (ruota): traduzione letterale del “quattroruote”.
Nel sistema fonologico si parla di foni, non di lettere. Noi usiamo l’alfabeto latino, ma abbiamo più suoni: se usiamo le lettere per rappresentare suoni che il latino non aveva siamo costretti a fare uso di alcuni aggiustamenti (digrammi, trigrammi…)

Le vocali

Possiamo classificarle in base a luogo e modalità di pronuncia. Così la A è la vocale di massima apertura, E ed I sono vocali anteriori palatali, O ed U sono vocali posteriori velari. In realtà, in latino una vocale poteva essere anche lunga o breve ( pilum= pelo, pilum= lancia) e la differenza ha valore fonematico o distintivo, cioè è in grado di distinguere due parole. Non ha solo valore fonetico. Comunque anche i latini usavano segni uguali per suoni diversi, perché a loro volta il loro alfabeto era stato preso dal greco e riadattato dall’etrusco. I greci avevano la distinzione tra lunga e breve, ma non per suoni come i, u, a perché a loro volte il loro alfabeto era preso dal fenicio.

Le consonanti

Anche la classificazione delle consonanti è condotta in base al luogo e alla modalità di articolazione.
A (non tonica)
RODA latino Portoghese: RODA, Spagnolo: RUEDA, Catalano: RUEDA, Provenzale: RODA, Francese: ROVE, Italiano: RUOTA, Sardo: ROTA, Romeno: ROATA. Tutte le parole latine che terminano in A in francese diventano E.
CABALLUM latino: Portoghese: CAVALO, Spagnolo: CABALLO, Catalano: CAVALL  , Provenzale: CAVAL , Francese: CHEVAL, Italiano: CAVALLO, Sardo: CADDU, Romeno: CAL. In catalano, provenzale, francese e romeno la U cade.
Nel passaggio dal latino alle lingue romanze generalmente la desinenza –UM/-AM cade. Un altro esempio, ma ce ne potrebbero essere tantissimi, è rappresentato dal passaggio dal latino al francese di portum (porto) e portam (porta). PORTUM > PORT : cade la desinenza e la U, PORTAM > PORTE  cade la desinenza e la A diventa E. Così, c’è diversità di comportamento a seconda che l’accusativo sia in –AM o –UM: non è però una diversità dovuta la genere. PORTATUM > PORTÉ  la desinenza cade, PORTATAM> PORTÉE la desinenza cade ma la A diventa E. Al contrario, le vocali iniziali generalmente si conservano. Per quanto le vocali interne, dipende, perché generalmente sono molto deboli.
CALIDUM: la sillaba LID è molto debole, la I cade > CALDO
TEPIDUM: la I rimane in italiano (tiepido) ma non in francese (TIÉDE)
SOLIDUM: diventa solido o soldo: sono forme allotrope.
TURPIDUS, dal verbo lat. TORPEO: turpidire > exturpidire> stordire.

A (tonica)

SALE latino: Portoghese: SAL, Spagnolo: SAL, Catalano: SAL, Provenzale: SAL, Francese: SEL, Italiano: SALE, Sardo: SALE, Romeno: SARE. La A tonica si conserva in tutte le lingue. In francese quando la vocale è seguita da due consonanti resta com’è (sillaba chiusa),  quando la sillaba è aperta, cioè seguita da una sola consonante, diventa E. APE dovrebbe diventare EP in francese: si preferisce ricorrere al diminutivo APICULA e farlo diventare ABEILLE.

Ĕ

HERBA latino: Portoghese: HERVA, Spagnolo: HIERBA, Catalano: HERBA, Provenzale: (H) ERBA, Francese: HERBE, Italiano: ERBA, Sardo: ERBA, Romeno: la ? ha la tendenza a dittongare o conservarsi.
Infatti da SECO latino ( E lunga) deriva SEGARE, con il significato anche di mietere: nello spagnolo la E è sentita come breve, quindi dittonga diventando SIEGO.

Ē (in sillaba chiusa)

PETRA latino: Portoghese: PEDRA, Spagnolo: PIEDRA, Catalano: PEDRA, Provenzale: PEDRA, Francese: PIERRE, Italiano: PIETRA, Sardo: PETRA, Romeno: PIATRA, Il dittongo tende a formarsi più frequentemente dove c’è una sillaba APERTA, mentre dove c’è una sillaba CHIUSA non c’è la tendenza a dittongare:  portoghese, catalano, provenzale e sardo infatti non dittongano. Definiamo chiusa una sillaba se la vocale è seguita da due consonanti.
VENDERE: latino: Portoghese: VENDO, spagnolo: VENDO, catalano: VENDRE, provenzale: VENDRE
francese:VENRE, italiano:VENDERE, sardo: BENDERE, romeno: VINDE: la E non dittonga in spagnolo, né in francese, perché la sillaba è chiusa.


Ē (in sillaba aperta)

V?LUM latino: Portoghese: VEO, spagnolo: VELO, catalano: VEL, provenzale: VEL, francese: VOIL
italiano:VELO, sardo: BELU, In francese VELUM diventa veil > voil ( nel XII secolo ma la pronuncia cambia: voel> voal> voel> vual). In francese la ? dittonga solo n francese in sillaba aperta. In sillaba chiusa non dittonga. MES spagnolo deriva da MENSEM latino: cade la N. già in età latina la N davanti alla S tendeva ad essere pronunciata poco: console veniva abbreviato cos. MENSA latino diventa MENSA italiano e MESA spagnolo. L’italiano ha un destino dotto, quella spagnola un destino popolare.  Perché? Definiamo parola dotta quella che si sviluppa poco, quella popolare ha invece un grande sviluppo. Dunque MENSA è parola dotta. Tabula è diverso da desco che è parola germanica. Indica il piccolo tavolo, da campo, pratico. E’ più che altro un portavivande, o il tavolino individuale. Ma nel medioevo il modo di riunirsi per mangiare cambia: i monaci, infatti, mangiano tutti insieme, su un’unica tavola: la parola latina dotta si mantiene grazie all’ambiente ecclesiastico. Il termine tavola rientra poi per ultimo ad indicare la riunione della famiglia per mangiare: sopravvive soprattutto al termine desco.

Ĭ / Ī

La ? assume lo stesso comportamento della ?: infatti in francese dittonga in OI. Quindi, ? ed ? avevano anticamente la stessa pronuncia. Solo in sardo si conserva, rimanendo I. La ? invece rimane invariata, si conserva sempre.Al di sotto del Marghine ( catena montuosa sarda) si parla il sardo come lingua a sé stante, sopra tale catena la lingua è simile al corso, cioè il dialetto GALLURESE : il corso è in realtà un dialetto dell’Italia centrale- Come una catena montuosa abbia potuto influire nella divisione linguistica più di una striscia di mare è un enigma…
TAVOLA RIASSUNTIVA

Ŏ > UO

Ciò che si trova UO in italiano era in ? in latino. DOMUS latino > DUOMO italiano , MOVERE latino > MUOVERE italiano : è avvenuto un cambiamento di flessione, che prende il nome di METEPLASMO.
Si può avere anche un cambiamento di declinazione: la V viene assimilata alla I, la IV alla II. Anche il genere può subire delle modifiche: grandis, e della III in italiano diventa “ grande” comprensivo sia del maschile sia del femminile. Nei dialetti si può mantenere, invece, la distinzione tra i generi (in dialetto  piemontese grand ? granda). In alcuni casi il nome italiano deriva dal nominativo anziché, come accade più frequentemente, dall’accusativo ( è il caso di CORPOR, ORIS). Nel caso di SOROR, FRATER…non è il nominativo, ma il vocativo. DEONOMASTICA: settore che studia come alcuni nomi propri vengono attribuiti ad oggetti.

Influssi del monachesimo

Il monaco più anziano viene chiamato con il termine greco NONNOS  ??ò??????da cui l’italiano NONNO. Quando nei monasteri suona il mezzogiorno è l’ORA SESTA, in latino S?XTA, che in spagnolo dittonga diventando SIESTA ( guarda caso il termine designa la pausa dopo mezzogiorno).  Lo stesso fenomeno i verifica a proposito dell’ORA NONA ( in Inghilterra corrisponde al mezzogiorno, e il termine, col significato analogo allo spagnolo è NOON). ANSA latino rimane ANSA in italiano, ma il suo diminutivo, ANSULA diventa ASOLA.
NS > S:
PENSUM latino diventa PESO in italiano;
AU > O:
TAURUM latino diventa TORO in italiano e in spagnolo; AURICULA latino diventa ORECCHIA in italiano. In francese invece si conserva: infatti TOUREAU deriva da TAURELLUS. AUICA latina diventa AUCA, poi OCA.
Il fenomeno non accade in sardo, dove AU diventa A, mentre in provenzale e in siciliano rimane AU.

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