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Idee guida per una terapia di coppia intergenerazionale


Nelle sedute di terapia di Bowen, ogni scambio emotivo tra i coniugi viene impedito e solo il terapeuta può fare domande, costituendo una specie di muro tra loro. Bowen favorisce una ricerca mentale individuale, spostando alternativamente ciascun coniuge da una posizione reattiva di scontro a una di ascolto attivo dell’altro. Coerentemente con queste premesse, sollecita, inoltre, l’uno e l’altro coniuge a ricercare la propria collocazione all’interno della propria famiglia di origine.
Framo ha dato grande valore all’idea del gruppo come elemento curativo. Anche nel suo lavoro con le coppie, infatti, egli predilige la costituzione di un gruppo di “multi coppie”, di solito tre, in cui ciascuna delle coppie espone i propri problemi e poi ascolta i feedback degli altri. Anche per Framo l’incontro con la famiglia di origine va preparato accuratamente con ciascun coniuge nella prima fase della terapia; l’incontro con la famiglia estesa costituisce un’esperienza personale a carattere confidenziale, pertanto l’altro coniuge, la cui presenza potrebbe condizionare la qualità e i contenuti dell’incontro, viene escluso.
Il pensiero di Whitaker: includere tre generazioni nel lavoro con le coppie, coinvolgere le famiglie estese, anche entrambe contemporaneamente, aumenta le risorse terapeutiche. Whitaker ha una concezione di “provocazione terapeutica”: quello che la famiglia porta come massimo della disponibilità, per lui risulta sempre insufficiente, egli si propone di andare oltre i confini tracciati dalla famiglia trasmettendo l’idea che è sempre troppo poco quello che alla famiglia sembra il massimo disponibile.

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