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Le famiglie del ceto dirigente del fortilicium agro



I due atti notarili esaminati permettono di rilevare nelle sottoscrizioni sia il baiulo sia i giudici pur partecipando all'azione giuridica si dichiarano come nescientes scribere e che è la mano del notaio stipulante a tracciare la firma in loro vece. Questo dimostra la difficoltà nel territorio di Forza d'Agrò di trovare un numero di funzionari alfabetizzati sufficiente e bisogna chiedersi soprattutto perché Messina non sia stata in grado di fornire un numero valido di insegnanti. Il documento dell'11 aprile 1468 permette di notare che il giudice  che agisce, Cimino de Paone, ha una forma antroponimica a due elementi che rinvia al concessionario Gregorio de Paone. Dunque giudice e concessionario appartenevano alla stessa famiglia, che aveva affondato solide radici nell'amministrazione civica locale. Stessa situazione per Paolo e Marco de Lombardo, notai entrambi e presenti nei due atti citati.  Proprio il funzionamento del distretto notarile, come si evidenzia da un atto di nomina che abilita all'esercizio di questa professione, pone in evidenza che il Fortilicium Agro doveva essere un luogo strategico per i territori di cui fa parte. Un territorio che si estende dal fiume Cantara ad Alì, come testimonia un atto di Giovanni de Castrogiovanni che dà autenticità al negozio giuridico con la nomina di regio pubblico notaio delle terre e dei luoghi di Caltabiano, Taormina, Agrò, Savoca, Fiumedinisi ed Alì.

Tratto da LA VALLE D'AGRÒ di Gherardo Fabretti
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