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Introduzione alla vita quotidiana come rappresentazione


Le informazioni che si possono avere in merito a un individuo aiutano a definire una situazione, cioè permettono di sapere in anticipo cosa aspettarsi da lui: si possono raccogliere notizie da molte fonti, applicare stereotipi, affidarsi a quanto l’individuo dice di sé, far valere esperienze passate. Significa che molti fatti cruciali restano al di là del momento dell’interazione, nella quale vi sono una espressione assunta intenzionalmente (con segni appositi per comunicare le informazioni volute) e una espressione lasciata trasparire (presumibilmente in via non intenzionale e molto spesso non verbale).
In realtà, ogni individuo crea un’immagine di sé che gli altri devono accettare “sulla fiducia”, o comunque attraverso deduzioni, a partire da quanto egli lascia trasparire e da quanto vuole comunicare (e le possibilità sono diverse, dal voler comunicare fiducia al voler ingannare gli interlocutori). A volte l’individuo agisce in modo calcolato, altre volte si esprime in un certo modo perché dettato dal suo status (ma non per ottenere una particolare reazione), altre ancora dà certe impressioni pur senza volerlo coscientemente. Di solito, inoltre, gli aspetti più controllabili del comportamento vengono valutati alla luce di quelli meno controllabili (più spontanei): l’individuo può tener conto di questo fatto e cercare di controllare la sua rappresentazione quando si trova in un ambiente in cui è osservato. È un gioco d’informazioni in cui, forse, l’osservatore risulta avvantaggiato rispetto all’attore.

Tratto da LA VITA QUOTIDIANA COME RAPPRESENTAZIONE di Luca Porcella
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