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Il ruolo della filosofia nelle relazioni internazionali - Vattimo -





Vattimo vuole anche sottolineare l’importanza del ruolo della filosofia nelle relazioni internazionali. Infatti, si può almeno osservare che le guerre in Afghanistan e in Iraq sono state scatenate in un momento e per decisione di un paese in cui la filosofia si è via via ridotta a una funzione accademica, un affare di specialisti che discutono problemi di logica e di epistemologia nei loro dipartimenti universitari ben protetti e con relazioni pressoché assenti con l’opinione pubblica.
Vattimo riprende l’idea che è l’oggettività, il fatto che ciò che è vero e ciò che è verificato in base ai criteri ricevuti è sempre preferito dalle classi dominanti, che sono proprio quelle che dominano sulla base di questi criteri. E là dove c’è una verità “data” una volta per tutte, c’è anche, sempre, qualcuno che la conosce in maniera più completa e rigorosa: il comitato centrale, il papa, i sapienti, i filosofi della Repubblica di Platone. Vattimo crede che, forse attraverso Nietzsche, si può arrivare ad accettare anche da un punto di vista heideggeriano l’idea che la tendenza alla metafisica oggettivista sia il risultato della dominazione, quindi l’ideologia delle classi dominanti. Il fatto è che anche Heidegger, quando sviluppa la sua critica alla metafisica oggettivista, non pretende di costruire un’idea dell’essere differente dall’oggettivismo. È piuttosto impegnato a rivoltarsi contro l’oggettivismo positivista che è l’alleato dell’industrializzazione e della riduzione dell’uomo a macchina.
Più chiaramente che in Marx, è in Heidegger che si ha una legittimazione più accettabile dello sforzo di oltrepassare la metafisica. Marx invita a criticare sempre l’ideologia in nome di una verità. Il diritto del proletariato a fare la rivoluzione è fondato, infine, sul fatto che solo il proletariato a fare la rivoluzione vede la verità (dell’uomo, della storia, ed anche dell’economia – da qui i piani quinquennali di Mao e Stalin) – poiché, non avendo alcun interesse che gli offuschi la vista (avendo solo la propria forza lavoro e riproduttiva) realizza il vero sapere assoluto. Da qui deriva la tendenza al comunismo reale – sovietico, cinese, ecc. – a divenire regime autoritario. Se la rivoluzione proletaria è compiuta, si è ormai nel regime di verità, che deve essere protetto contro ogni eresia, ogni pretesa di cambiamento, ecc. Ma se si pensasse a Marx liberato da questi residui metafisici è possibile immaginare un comunismo ideale (opposto ai comunismi reali) che rispondesse anche alle accuse di Popper, che rimproverava soprattutto alla filosofia marxista della storia il vizio di opporsi ad una società aperta.

Tratto da LE CORRENTI DI PENSIERO CONTEMPORANEE di Gabriella Galbiati
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