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I primi partiti atisemitici


Un altro gruppo, oltre all’aristocrazia, che venne colpito dalla crisi degli ultimi vent’anni del XIX secolo, fu la piccola borghesia, che di colpo diventò antisemitica.
La piccola borghesia era costituita dai discendenti dei membri delle corporazioni di artigiani e commercianti. Per loro l’inizio di ogni sventura era stato il sistema manchesteriano*, e poiché una caratteristica del secolo fu l’accesso degli ebrei a tutte le professioni, furono portati a vedere in essi i rappresentanti del “sistema di Manchester portato all’estremo”. Tale risentimento ricevette un forte impulso quando la gente (della piccola borghesia) dovette ricorrere all’aiuto del banchiere (ebreo), che assunse l’aspetto dello sfruttatore e dello strozzino.
Inoltre la borghesia iniziò a sospettare che i banchieri ebrei, attraverso l’emissione di prestiti pubblici, stessero per mettere la mani anche sul potere statale.
Iniziarono cosi a nascer le prime organizzazioni antisemitiche che si distinsero subito dagli altri partiti e si schierarono contro “la nobiltà terriera e i prestatori di denaro”.
I partiti antisemitici, si proponevano, oltre all’eliminazione degli ebrei, la liquidazione del corpo politico dello stato nazionale. Attaccando gli ebrei, essi potero attaccare apertamente lo stato.
Solo in Germania queste nuove correnti si cristallizzarono attorno alla questione ebraica.
Un’altra caratteristica dei partiti antisemitici fu l’organizzazione sopranazionale. Gli ebrei erano l’unico elemento intereuropeo e sembrava quindi logico che i loro nemici pensassero di organizzarsi secondo lo stesso principio.
Gli antisemiti, dunque, miravano a creare una superstruttura che dominasse e distruggesse tutte le strutture nazionali.

Tratto da LE ORIGINI DEL TOTALITARISMO di Antonino Cascione
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