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Il termine "presocratici"

Tale termine è una categoria storiografica moderna (non esiste infatti l’utilizzo di questo termine presso gli antichi) il cui uso si è diffuso a partire dal ’700 – ’800. Fu il filologo classico tedesco Hermann Diels, in un’opera pubblicata nel 1903 dal titolo “Frammenti dei presocratici”, in cui raccoglie testimonianze e frammenti di autori precedenti a Socrate, ad ammettere definitivamente nella terminologia tecnica il termine “presocratici” per indicare tutti quei filosofi che sono vissuti tra la fine del VII secolo fino a Platone (428 – 348).
Poiché di loro non si possiede alcuno scritto ufficiale (è Platone il primo autore filosofico di cui possediamo direttamente le opere), conosciamo i presocratici solo per via indiretta.

Esistono due modi principali per conoscere il pensiero degli autori:
1. Per via diretta: si conosce un autore per via diretta quando siamo in possesso delle trascrizioni delle opere di questi autori (avvenute per lo più in epoca medievale). Di Platone, ad esempio, possediamo l’intera opera, mentre di Aristotele ne possediamo la gran parte.
2. Per via indiretta: si conosce un autore per via indiretta quando le sue opere vengono conosciute grazie alle citazioni di autori successivi (Platone ed Aristotele in primis) e questi sono i filosofi presocratici. Gran parte dei frammenti delle opere di Parmenide, uno dei più importanti presocratici, ci è pervenuta, ad esempio, grazie a Simplicio, autore del VI secolo d.C., il quale estrae ampi passi dalle sue opere e le utilizza per affermare le sue tesi.

Perché si è avvertito il bisogno di raccogliere i frammenti e le testimonianze dei presocratici?
L’opera di Hermann Diels ha il compito di facilitare il lavoro di consultazione delle opinioni dei presocratici. Le informazioni riguardanti questi autori sono state tratte dai testi che li avevano citati.
È divisa in due sezioni: la “sezione A” che raccoglie i frammenti e la “sezione B” che raccoglie le testimonianze.

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