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Le politiche attive del lavoro e i servizi per l’impiego


Le politiche attive del lavoro in Italia sono diverse, tra i principali provvedimenti si hanno:
1. Incentivi all’assunzione, all’autoimpiego, al mantenimento o stabilizzazione dell’occupazione.
2. Gli interventi di formazione professionale.
3. I programmi rivolti all’inserimento lavorativo di persone appartenenti a specifiche categorie come donne, giovani, disoccupati da lungo periodo, extracomunitari…
4. I contratti a causa mista che prevedono l’integrazione tra esperienza professionale e momento formativo.

Ogni regione italiana presenta un suo specifico sistema di servizi pubblici per l’impiego articolato in commissione regionale di concertazione (compiti di progettazione, proposta e valutazione), il comitato istituzionale regionale (integrazione sul territorio), comitati provinciali di concertazione (funzioni analoghe a quelle regionali), ente strumentale regionale (compiti di progettazione e supporto tecnico), centri per l’impiego (erogano servizi di collocamento, orientamento, certificazione della condizione di disoccupato).

Osservando i livelli occupazionali italiani si nota che il nostro paese registra un alto tasso di disoccupazione, che riguarda soprattutto i giovani e presenta una grande disparità a livello territoriale; si ha il fenomeno della sottoccupazione e un insufficiente incontro della domanda e dell’offerta del lavoro, che comporta il rischio della precarietà economica. La spesa per i trattamenti di disoccupazione mostra, in Italia, dimensioni molto contenute rispetto agli altri settori della spesa sociale.
All’interno delle politiche passive del lavoro la spesa maggiore è data dall’indennità di disoccupazione ordinaria non agricola. È presente un disavanzo strutturale, cioè i contributi versati non sono sufficienti per far fronte alle uscite e devono essere integrati con oneri a carico della fiscalità.
All’interno delle politiche attive la maggior parte delle uscite è registrata come forma di incentivazione soprattutto per le assunzioni, una percentuale minore invece è destinata alla formazione professionale. Una parte dei fondi destinati alle politiche attive proviene dal Fondo sociale europeo.

Tratto da LE POLITICHE SOCIALI di Adriana Morganti
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