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Opinioni sull'avvento del sonoro nel cinema

Opinioni sull'avvento del sonoro nel cinema


Fra la fine degli anni Venti e l’inizio degli anni Trenta la transizione dal muto al sonoro non si traduce sul piano teorico in un vero e proprio mutamento di paradigma, ma determina almeno uno spostamento inevitabile del centro di interesse.
Ejzenstejn, Pudovkin e Alexsandrov si pronunciano concisamente sui rischi e sulle potenzialità del nuovo mezzo.
L’accesa discussione che si sviluppa in Europa fra il 1929 e il 1930 dapprima contrappone i pochi partigiani del film sonoro, convinti che la nuova tecnica sia in grado di accrescere le potenzialità espressive del cinema e di superare alcuni limiti intrinseci allo spettacolo muto, ai suoi numerosi quanto agguerriti detrattori, che vedono soprattutto nell’introduzione del suono il pericolo di un potenziamento delle facoltà riproduttive del cinema e di una supremazia della parola sull’immagine.
Nel complesso tuttavia prevale fin dall’inizio una posizione intermedia: si riconoscono i potenziali vantaggi  dell’introduzione della parola, ma si raccomanda un uso parco del dialogo, insistendo sui danni provocati dall’abuso di questa componente (salvare il principio della supremazia dell’immagine).

Tratto da LE TEORIE CLASSICHE DEL CINEMA di Laura Righi
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