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La seconda fase della strategia politica di Filippo II: tra Paesi bassi e mediterraneo 1565-1580


PAESI BASSI: intorno 1565 Filippo veniva richiamato verso la parte nordeuropea dei suoi domini in quanto i Paesi Bassi erano in ebollizione. La diffusione del Calvinismo aveva incrinato la pace e l’unità religiosa e alimentato la nascita di una nuova cultura politica tra nobili, artigiani e mercanti in cui sentimenti nazionalistici, aspirazioni all’indipendenza dallo straniero e lotta al cattolicesimo, formavano una miscela capace  di fornire i presupposti per fermenti e rivolte contro la dominazione spagnola. Inoltre si stava incrinando l’alleanza tra la monarchia spagnola e l’aristocrazia dei Paesi Bassi, gelosa delle sue prerogative e della sua autonomia. Durante la prima fase di regno di Filippo II, alla sua corte il governo dei Paesi Bassi fu oggetto di un dibattito acceso. Si formarono due partiti: il primo capeggiato dal principe d’Eboli, vagheggiava un’organizzazione politica imperiale, rispettosa delle autonomie e delle costituzioni politiche dei diversi paesi che componevano il mosaico asburgico; il secondo, capeggiato dal duca d’Alba, spingeva verso la repressione di tutti i fermenti autonomistici e prefigurava un modello molto centralizzato dell’impero. Alcuni gruppi aristocratici dei Paesi Bassi erano legati al partito del principe d’Ebole: era quella parte dell’aristocrazia che sosteneva ancora il governo spagnolo nelle Fiandre ma era contrario alla via della repressione controriformistica. Un’altra parte però, che aveva il suo leader il Guglielmo d’Orange, intimamente simpatizzante delle idee protestanti, si scontrò con il governatore di Filippo, facendolo allontanare nel 1564. Nel 1566 Filippo, scegliendo la via dell’accentramento repressivo, mando il duca d’Alba a governare con il pugno di ferro i Paesi Bassi. La repressione fu dura e discriminata. La linea del duca d’Alba provocò la fine dell’alleanza fra la monarchia spagnola e una parte dell’aristocrazia dei Paesi Bassi: Guglielmo d’Orange divenne il leader della resistenza. Le province settentrionali si opposero al dominio della Spagna e nel 1576 dopo il saccheggio di Anversa, a opera dell’esercito di Filippo II, anche le province meridionali, si unirono a quelle settentrionali (unione sancita con la pacificazione di Gand) in funzione antispagnola.
Ma l’unione tra olandesi valloni durò poco in quanto gli interessi tra le due società erano diversi in quanto la prima era nella sua maggioranza protestante, la seconda di religione cattolica. Filippo II inviò suo fratello Giovanni d’Austria nei Paesi Bassi,  ma fu il suo successore, Alessandro Farnese che riuscì a recuperare la parte meridionale dei Paesi Bassi alla fedeltà asburgica. Nel 1579 i Paesi Bassi si spaccarono: a Utrecht nasceva la repubblica delle province unite, decisa a separarsi dalla Spagna, ad Arras tutta l’area meridionale cattolica sanciva il ritorno sotto la sovranità di Filippo II. La guerra delle province unite contro la Spagna si prolungò ancora per diversi decenni.

MEDITERRANEO: i turchi, dopo Malta, avevano promosso una politica di intenso riarmo marittimo, infatti attaccarono Cipro, possesso veneziano e assediarono Famagosta. Questi 2 eventi indussero la Spagna. I veneziani, e il pontefice Pio V a fondare la “lega santa”: il trattato prevedeva la creazione di una flotta di circa 300 navi, la liberazione del mediterraneo orientale dalla minaccia turca, la presa di Tunisi. Venezia difese Famagosta ma i turchi riuscirono conquistarla. La flotta della lega santa si ricompose dopo questa sconfitta.
Il 7 ottobre 1571 si svolgeva nelle acque di Lepanto lo scontro memorabile tra la flotta ottomana e quella cristiana. Fu una delle più sanguinose battaglie navali della storia. La vittoria della flotta cristiana fu dovuta anche alla superiorità dell’artiglieria europea che facilitò l’abbordaggio delle navi ottomane.  La vittoria di Lepanto ebbe un’enorme risonanza presso i contemporanei anche per l’uso propagandistico che se ne fece nel mondo cristiano. Dopo, la lega santa si sfasciò. Venezia preferì trattare una pace separata con i turchi, rinunciando a Cipro. Solo nel 1574 la Spagna si impegnò in nordafrica, cercando di riconquistare Tunisi. Dopo questa data, il sultano Murad III lasciava il Mediterraneo preoccupato dal conflitto con la Persia. L’accordo tra Filippo II e il sultano Murad III fu provocato dalla necessità della Spagna di un maggiore impegno nei Paesi Bassi e per l’intervento militare in Portogallo. Inoltre vi era la necessità per i turchi di affrontare con maggiori forze il nemico persiano.

Tratto da LE VIE DELLA MODERNITÀ di Filippo Amelotti
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